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Piero della Francesca, Santa Maria Maddalena (part.) , 1460 c. Arezzo, Duomo.

MARIA MADDALENA APOSTOLA DEGLI APOSTOLI

Carlo Bolpin 

Piero della Francesca, Santa Maria Maddalena (part.) , 1460 c. Arezzo, Duomo.

Papa Francesco continua la riforma della chiesa, non tanto agendo sulla dottrina quanto con atti e gesti che incidono in profondità sulla cultura, sul cambiamento della mentalità, sulla prassi della chiesa, muovendo il cuore e la mente alla conversione evangelica. Anche questo atteggiamento risale a Francesco d’Assisi (ma anche ad una tradizione dei gesuiti) che non contrappone una dottrina ad un’altra ma lascia che parli ed agisca la propria azione concreta in prima persona, senza imporre l’adesione al proprio pensiero astratto ma chiedendo di convertirsi di fronte a gesti semplici, imprevedibili, che si rifanno direttamente al Vangelo.

Gesti miti e di grande rottura
Così è stato, ad esempio, per la lavanda dei piedi a donne anche di diverse religioni. Atti di diversa tipologia ed intensità, diversa carica dirompente e discontinuità, rivolti a soggetti diversi, ma piccoli o grandi passi convergenti. Gesti mitima di una grande forza di rottura e “durezza” nel senso che mettono in crisi, pongono direttamente di fronte alla parola e ai fatti dell’annuncio evangelico, mostrando tutta la sua forza sconvolgente nei confronti non solo della sapienza umana ma, forse in primo luogo, della stessa tradizione ecclesiale consolidata. Così agiva Francesco d’Assisi fuori delle diffuse visioni dolcificate ed estetizzanti che ci sono tate tramandate.

Un atto di questo tipo, rivolto più all’interno e legato al discorso fatto sul diaconato femminile, è anche quello voluto da papa Francesco con il Decreto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, del 3 giugno 2016, con il quale si è stabilito che dal 22 luglio di quest’anno la celebrazione di Santa Maria Maddalena, da ora in poi, deve essere iscritta nel Calendario Romano Generale con il grado di festa invece che di memoria. Maria Maddalena diventa così la prima donna, oltre alla Madonna, ad essere ricordata nel Calendario Romano Generale con la ricorrenza liturgica avente il grado di festa. Privilegio finora riservato agli apostoli e a pochi altri santi. Nei calendari nazionali invece sono già presenti altre donne.

Un ripensamento del ruolo della donna
Considerando la grande rilevanza, seppur in parte perduta, della liturgia nella vita della chiesa, questo atto non è un semplice gesto di rivalutazione, né tantomeno un modo per compiacere ai segni dei tempi. Il pericolo è proprio che sia metabolizzato come un “avanzamento” di alcune donne singolari, un modo per concedere parità alle donne dentro una loro clericalizzazione e sacralizzazione: farne un “santino” per nuovi riti separati dalla realtà, un alibi per non cambiare alcunché. Mi sembra che questo sia un rischio reale, ma che occorra vedere questo gesto accanto agli altri di Francesco come l’impegno per desacralizzare, abbassare, la figura e la funzione del Papa stesso, e per declericalizzare la chiesa. Mi sembra che la “strategia” di questo Papa sia di lavorare dall’interno, uscendo dalla stessa logica dei sistemi dottrinali, con uno stile post-ideologico e anti-ideologico (M. Faggioli, I rifugiati e la Chiesa post-ideologica di Francesco, 17.9.2015, Il Mulino).

Nello stesso Decreto non si esalta la santa nel tradizionale ruolo in cui le donne vengono relegate anche nella chiesa, ma la si pone dentro “la nuova evangelizzazione, che vuole accogliere, senza alcuna distinzione, uomini e donne di qualsiasi razza, popolo, lingua e nazione (cf. Ap 5,9)”. Il pensiero femminile parla di “discepolato di uguali” dove i seguaci sono tutti invitati alla stessa prassi di inclusività e uguaglianza testimoniata dall’unico maestro Gesù.

Si tratta quindi – come detto nello stesso Decreto – di un ripensamento del ruolo delle donne nella missione evangelizzatrice, mostrando Maria Maddalena come un esempio del significato e del ruolo delle donne, del loro discepolato apostolico e della loro funzione nella Chiesa.

Nuove prassi che invitano alla riforma
Questo è il senso radicalmente nuovo di questa decisione in quanto riprende una continua tradizione presente sulla figura della Santa, ma dimenticata o messa in secondo piano come una eccezionalità da citare e però da lasciare al proprio posto purché non si metta in discussione l’assetto gerarchico-patriarcale. Ora invece Maria Maddalena è presentata come modello, come esempio che la chiesa tutta deve assumere, togliendola dalla marginalità del “caso” per farne una regola della presenza femminile, paradigma del compito delle donne nella Chiesa. Questo comporta inevitabilmente ripensare tutte le relazioni e le funzioni interne alla chiesa. Papa Francesco non elabora una nuova dottrina sulla donna ma compie atti, instaura nuove prassi che invitano alla riforma e a uscire da consolidate “prigioni” e pigrizie mentali, da comode strutture.

Viene infatti “semplicemente” ricordato come santa Maria Maddalena, che fece parte del gruppo dei discepoli di Gesù, sia “la prima testimone ed evangelista della risurrezione del Signore”, “testimone della divina misericordia” (San Gregorio Magno), “apostola degli apostoli” (San Tommaso d’Aquino), esempio di vera e autentica evangelizzatrice, di una evangelista che annuncia il gioioso messaggio centrale della Pasqua. A lei Cristo risorto affida la missione di testimone ed annunciatrice della resurrezione agli apostoli, chiamati poi a testimoniare ed annunciare la notizia al mondo intero. Per questo la celebrazione liturgica di questa donna ha ora il medesimo grado di festa dato a quella degli apostoli.

Un’autorevole tradizione tolta dall’emarginazione
Quali saranno i frutti?  Possono andare in sensi opposti. Papa Francesco affida questo seme alla liturgia, e quindi alle comunità dei fedeli, affinché maturi attraverso l’azione dello Spirito che, nella liturgia, crea la comunità e attualizza la memoria degli eventi di Gesù Cristo. Sta alle comunità cristiane produrre frutti. Forse il punto critico è la fiducia di Francesco nella fede del popolo. Ma forse proprio Maria Maddalena mostra che si deve avere fede nel risorto e non nelle evidenze mondane.

Inoltre, come in tutta l’azione di papa Francesco, la novità e radicalità dell’annuncio evangelico interpella tutte e tutti, e perde di profondità ed estensione se rimane chiusa nel proprio recinto e non è permanentemente “in uscita”. È oggi evidente quanto urgente sia produrre un nuovo pensiero e una nuova prassi nelle relazioni uomo-donna nella società.

Forse proprio questo confronto, l’uscire in mare aperto e tempestoso della chiesa, può farci sperare che presto siano dati segni concreti di riconoscimento all’interno della chiesa del pensiero femminile, della ricchezza plurale e continua di una forte e autorevole tradizione costituita dalle donne nella rielaborazione e nella trasmissione della fede. Una attiva e peculiare presenza femminile, non sporadica e legata a singole personalità, ma una tradizione tolta dall’invisibilità e dall’emarginazione.

Carlo Bolpin
Membro della redazione della rivista Esodo, che aderisce alla Rete dei Viandanti

Foto di apertura: Piero della Francesca, santa Maria Maddalena (part.)
Duomo, Arezzo [1460 c.a]

5 Commenti su “MARIA MADDALENA APOSTOLA DEGLI APOSTOLI”

  1. Una notizia (cattolica) per tutte le donne
    Resurrectionis dominicae primam testem et evangelistam, Sanctam Mariam Magdalenam, semper Ecclesia sive Occidentalis sive Orientalis, summa cum reverentia consideravit, etsi diversimode coluit…. La Congregazione per il Culto Divino ha decretato che, a partire da quest’anno, la ricorrenza liturgica dedicata a Maria di Magdala diventa festa come quella degli altri apostoli. Questo significa che “la prima testimone della Resurrezione del Signore ed evangelista” è stata collocata allo stesso livello di Maria, è entrata nel novero degli apostoli e la sua messa avrà Gloria e il Prefazio proprio intitolato Apostolorum Apostola (così l’aveva definita già san Tommaso nel tredicesimo secolo).
    E’ un riconoscimento che non solo risarcisce la discepola che il cardinal Ravasi ha riconosciuto “calunniata” e che la lunga tradizione ha trasmesso in decine di raffigurazioni artistiche – solo il Lanfranco la rappresenta assunta al cielo – come prostituta e penitente; ma valorizza la parità del femminile nella chiesa molto più di qualunque accesso a livello gerarchico in cui una donna sarebbe destinata a replicare il ruolo clericale maschile. E’ un riconoscimento di valore che si estende all’intero genere. Entra finalmente nella chiesa, riconosciuta dal Papa al massimo livello di santità quella Maddalena che Gesù aveva privilegiato per stima e amicizia. Dopo la resurrezione si era presentato a lei, una donna, perché andasse a dare l’annuncio agli altri apostoli, nascosti per paura delle retate. Non fa meraviglia che, secondo l’universale tradizione misogina, Pietro, pentito per aver rinnegato Gesù tre volte, inaugurò sia il ministero petrino del papato senza un analogo ministero mariano, sia l’esclusione del genere femminile dalla condivisione delle responsabilità dei cristiani. Intanto Maddalena entrava nella leggenda come prostituta mentre la tradizione (confermata dalla toponomastica) la portava da Gerusalemme fino all’isola della Maddalena e, attraverso il Passo della Maddalena, a Marsiglia dove è effigiata come predicatrice.

  2. Un grazie, sommesso ma genuino, a Carlo Bolpin, per questi suoi sconfinamenti sulla figura di Maria Maddalena.
    Molti sarebbero i passaggi del testo da rievocare: “Il pensiero femminile parla di “discepolato di uguali” dove i seguaci sono tutti invitati alla stessa prassi di inclusività e uguaglianza testimoniata dall’unico maestro Gesù”. Oppure: [Maddalena] dimenticata o messa in secondo piano come una eccezionalità da citare e però da lasciare al proprio posto purché non si metta in discussione l’assetto gerarchico-patriarcale”. Che un uomo sia sensibile a questa tematica fa ben sperare, anche per il taglio critico che non manca nel testo, specie quando adombra il pericolo di clericalizzazione e/o sacralizzazione che potrebbe incontrare il gesto di rendere riconoscimento alle donne nella chiesa androcentrica e kyriarcale. Sarebbe un nuovo escamotage: intervenire su una pseudo “riforma” perchè tutto rimanga inalterato nel sistema.
    La Casa dovrebbe invece rifondarsi profeticamente, per sè e per la purificazione di tutti, donne e uomini. Come anche Carlo sa bene, quando scrive: “Questo comporta inevitabilmente ripensare tutte le relazioni e le funzioni interne alla chiesa”.
    Paola Cavallari. Esodo.

  3. Bellissima analisi Carlo. Completamente d’accordo. Come donna ripeto sempre ed in continuazione che il nostro vero discepolato, delle donne intendo, sta nell’incessante testimonianza della bellezza dell’annuncio, della bellezza dell’amore, della gioia che è già insita in ognuno di noi e che va goduta, esercitata e donata nel qui e ora, per tutti e con tutti. Noi donne in questo abbiamo una profonda peculiarità ed esclusività, purtroppo spesso ce lo dimentichiamo anche noi. A questo la Chiesa è tenuta a dare ascolto.

  4. Forse per smuovere le acque sarebbe bene che l’ONU condanni le chiese per discimine contro l’umanità femminile. Sarebbe ora che, da credenti, si promuova una iniziativa in tal senso. Sarà mai ancora possibile nella chiesa dover essere gestiti da uomini “vecchi”, malati di maschilismo e trattati, per di più, non da fratelli di pari dignità, ma da sudditi e/o persone incapaci d’intendere e di volere fino ad essere nelle celebrazioni eucaristiche imboccati come bambini di pochi mesi? E’ ora di dare un segno di vita!
    Giuliano

  5. E’ un campo in cui c’è ancora tanto (direi tutto) da rivedere ed aggiornare….ma è giusto non sottovalutare anche questo che potrebbe essere un primo passo nel riconoscimento della funzione della donna nella Chiesa

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