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SLOVACCHIA / Appello per il rinnovamento della Chiesa (3.3.2012)

Contesto. Il Forum Teologico della Slovacchia ha pubblicato un appello per la riforma della Chiesa, esprimendo il proprio appoggio alla Pfarrer-Initiative (Iniziativa Parroci) e ad altri movimenti di riforma austriaci. Nell’appello non sono ripresi tutti i contenuti dell’Invito alla disobbedienza dei parroci austriaci, a causa della specificità della situazione della Slovacchia, rimasta isolata dal resto della Chiesa dal 1950 al 1990. “Nel nostro appello – scrivono il 3 marzo 2012 in una lettera alla Pfarrer-Initiative – vogliamo mettere a fuoco i temi e i problemi della nostra situazione in Slovacchia e intraprendere insieme a voi un cammino in direzione del rinnovamento . (g.m.)

TESTO
Appello del Forum Teologico della Slovacchia (TF)
per il rinnovamento della Chiesa
Ripreso dal sito;
www.ja-kirchenzeitung.at (n° 13 del marzo 2012)
Traduzione in tedesco: Peter Žaloudek, Vienna
Traduzione dal tedesco:
www.finesettimana.org

Introduzione
Negli ultimi tempi diventa sempre più forte nella Chiesa il richiamo ad un “Nuovo inizio”. Ai livelli superiori si parla ad esempio di “nuova evangelizzazione” (il prossimo Sinodo in Vaticano tratterà questo tema). Professori di teologia, parroci e rappresentanti delle comunità parrocchiali (specialmente in ambito di lingua tedesca) parlano di richieste di riforma nella Chiesa che potrebbero portare rinnovamento alla vita cristiana nella società di oggi.
Nel TF (Forum teologico) ci rendiamo conto che la situazione della vita in Slovacchia è diversa rispetto a quella dei paesi dell’Europa occidentale. Le caratteristiche fondamentali nella Chiesa sia positive che negative sono però più o meno le stesse. Per questo come cristiane e cristiani cattolici vogliamo cercare soluzioni nuove e collaborare al rinnovamento della Chiesa. Nel testo che segue, come Forum Teologico proponiamo di discutere queste tesi e intendiamo agire di conseguenza.

1. Preghiera
In ogni occasione propizia parleremo della necessità di un rinnovamento della Chiesa – nello spirito del Vangelo e con riferimento alle esigenze attuali del nostro tempo. Durante le funzioni e in altri  momenti di incontro adatti pregheremo per l’attuazione delle riforme ecclesiali. Preghiamo anche per i nostri fratelli e le nostre sorelle che in tutto il mondo si impegnano per il rinnovamento della Chiesa.

2. Eucaristia
Intendiamo la celebrazione eucaristica come evento della comunità che si immerge nell’amore di Cristo. Faremo notare la differenza tra la celebrazione dell’Eucaristia secondo le norme della Chiesa e l’esempio di Gesù. Ci impegneremo affinché la comunità della celebrazione eucaristica esprima accoglienza e includa anche coloro che, secondo i regolamenti della Chiesa, si sentono esclusi da questa celebrazione comunitaria, benché vogliano vivere la stessa cosa a cui Cristo fece partecipare i giusti ma anche gli ingiusti – i peccatori – . Egli ha infatti cercato prima di tutto i peccatori. Oggi dobbiamo, analogamente, andare incontro a tutti i cattolici battezzati che non possono identificarsi con tutte le particolarità della Chiesa, così come a persone di altre Chiese cristiane o a persone che sono in ricerca e che non sono mai state membri di una Chiesa, nonché a cosiddetti “gruppi problematici”, come ad esempio i divorziati risposati. Le celebrazioni eucaristiche “in memoria di Cristo” le riteniamo un modello che non è solo importante per la propria celebrazione sacramentale, ma anche per le strutture della Chiesa nel suo insieme. Secondo le parole del racconto del Giovedì santo nel Vangelo di Giovanni (Gv 13,1-15) queste strutture devono avere già al primo sguardo il carattere della riunione e del servizio e non di espressione di potere e di burocrazia. La liturgia deve esprimere l’essenza profonda della Chiesa.

3. Preti
Ricordiamo alle gerarchie ecclesiastiche, ma anche a tutti i fedeli, la loro responsabilità e attiriamo l’attenzione sul carico eccessivo di lavoro per i preti in servizio nelle parrocchie. Ci si aspetta da loro un grande impegno lavorativo, ma ci si interessa poco di sapere in quali condizioni devono vivere e lavorare. La gerarchia della Chiesa in Slovacchia sposta i preti da un posto all’altro senza chiedere l’assenso né a loro né ai membri delle loro parrocchie. Questo dà l’impressione che i vescovi ritengano giusto che i preti non debbano trovare “casa loro” da nessuna parte, ma che debbano essere sempre a disposizione come soldati al fronte. Le strutture e l’intero contesto della Chiesa obbligano i preti ad agire come manager della vita ecclesiale e a funzionare come “esecutori” di riti, senza poter entrare in relazioni personali. I nostri preti celebrano la messa troppo spesso – alla domenica fino a quattro volte, nei giorni feriali due volte, e nelle festività le celebrazioni eucaristiche diventano un lavoro massacrante. In Slovacchia il diaconato permanente o i servizi di assistenti pastorali (donne e uomini) non sono mai stati introdotti né diffusi. Se non è possibile sostituire con altre persone i preti sovraccarichi, questi celebrano l’eucaristia e distribuiscono i sacramenti non vivendone il loro autentico significato, ma diventando meccanici maestri di cerimonie senza vita. Le celebrazioni liturgiche non li aiutano ad approfondire la loro spiritualità e la loro gioia, al contrario, con queste celebrazioni diventano sempre più stanchi e spiritualmente svuotati. Sappiamo che in molte parrocchie non è possibile ridurre immediatamente il numero delle messe, perché le persone sono abituate a tale numero. Vogliamo però cercare quelle forme di celebrazione eucaristica che da un lato alleggeriscano i preti e dall’altro sottolineino in maniera sempre più forte il sacerdozio comune dei battezzati e lo rendano sempre più presente.

4. Parrocchie
In Slovacchia c’è una mancanza di preti simile a quella di molti altri paesi. Nei paesi dell’Europa occidentale i vescovi uniscono le parrocchie in grandi centri amministrativi – unità pastorali – per ovviare alla mancanza di preti. In Slovacchia ci sono già da molto tempo grandi parrocchie cittadine, nelle quali un prete è a servizio di centomila persone o più. Trovare una soluzione non è facile: se si inseriscono in tali enormi parrocchie dei preti “mobili”, si provvede sì a rispondere al “bisogno di sacramenti”, ma non ci sono né relazioni né vicinanza pastorale. Il prete è solo celebrante, non “curatore d’anime”. Dove preti svolgono un lavoro esemplare verso l’esterno, soprattutto nei villaggi, questo va a scapito della cura d’anime verso l’ “interno”. Il blocco della riforma nella Chiesa, che dura ormai da anni, in presenza del modello dominante ed esclusivo del prete celibe, ha portato all’atrofizzarsi di altre necessarie qualità per i preti. Molti preti sono semplicemente inadatti, nella nostra epoca, a formare e dirigere una comunità. Non lo hanno neanche mai imparato. Ci dobbiamo quindi impegnare per una trasformazione delle parrocchie. Devono cambiare, trasformandosi da centri amministrativi in comunità concrete di fratelli e sorelle, dove il prete agisce a servizio dell’unità di questa comunità come un fratello tra fratelli e sorelle, e dove la comunità assume la responsabilità della vita sia spirituale che economica della parrocchia. Appoggeremo al contempo la nascita di comunità di base alternative, che vengono guidate da persone adatte e responsabili – indifferentemente dal fatto che siano consacrate o no. Tali comunità devono essere aperte a tutti, in particolare a coloro che sono in ricerca.

5. Professioni ecclesiali
Siamo convinti che Cristo chiama anche oggi, come all’inizio del cristianesimo, uomini e donne di diversi status e formazione, a cui sta a cuore l’unità, per rafforzare nella fede altri fratelli e sorelle. A questi uomini e a queste donne, che la comunità ecclesiale locale riconosce adatti e degni del servizio presbiterale, vogliamo dare spazio pubblicamente, per permettere loro di praticare il loro servizio e la loro testimonianza. In questo contesto appoggiamo tutti gli sforzi dei nostri fratelli e delle nostre sorelle in tutto il mondo affinché le prescrizioni canoniche per il ministero ordinato nella Chiesa cambino in direzione di una maggiore pluralità. Riteniamo giusto che la vita del ministro ordinato rispecchi la libertà del Vangelo per il Regno di Dio. Noi però non intendiamo assolutamente questa libertà come uno stile di vita da “single”. In Slovacchia abbiamo una buona esperienza con il servizio di preti sposati della Chiesa greco-cattolica, che celebrano le messe anche per i fedeli della Chiesa cattolica romana. Analogamente abbiamo anche buone esperienze con gli uomini sposati, che nel periodo del totalitarismo comunista si fecero segretamente consacrare preti e che servirono in maniera esemplare come preti, oltre che nella famiglia e nella professione. In Slovacchia abbiamo anche molti preti che hanno deciso di portare avanti una relazione responsabile con una donna, e che a causa di questo sono stati sospesi dal servizio da parte del vigente diritto ecclesiale. Ci riconosciamo tra tutti coloro che, nonostante questo, vedono il loro presbiterato in futuro come dono di Dio al servizio degli uomini. Li consideriamo nostri confratelli e ci rifiutiamo di ritenerli indegni di ricevere l’eucaristia e vogliamo vederli totalmente come membri della comunità ecclesiale. Cercheremo la possibilità di inserirli nel lavoro pastorale.

6. Catechesi
Constatiamo con altre persone responsabili nella Chiesa, che attualmente la trasmissione della fede alle giovani generazioni, tanto nelle famiglie quanto nelle istituzioni ecclesiali, non avviene in maniera esauriente. Vediamo in parte il problema nel sistema dell’insegnamento religioso come è stato introdotto in Slovacchia dopo il 1990. Fa nascere false speranze, perché demanda la responsabilità della formazione della fede quasi esclusivamente alle insegnanti e agli insegnanti di religione nelle scuole. L’annuncio del vangelo per molti è diventato solo oggetto di insegnamento scolastico. È diventato più una nuova materia scolastica che la trasmissione dell’esperienza della vicinanza di Dio. La qualità dell’insegnamento religioso nelle nostre scuole è molto diversificata. Dipende dalle persone che insegnano, dalla loro preparazione e dal loro zelo. Alcuni di loro sono attenti accompagnatori e amici dei giovani, altri trasmettono solo aride formulazioni e non hanno alcuna relazione con le scolare e gli scolari e neppure alcuna influenza su di loro. Una cosa analoga avviene anche  nella preparazione alla cresima, il sacramento degli adulti. Spesso è una preparazione troppo formale, con l’accentuazione degli elementi esteriori. Riteniamo importante dire per l’annuncio del Vangelo, che le famiglie e i gruppi più piccoli svolgono un ruolo insostituibile in tale preparazione. Proprio nell’annuncio ai giovani si mostra quanto sia importante non considerare il presbiterato ufficiale nella Chiesa come “esclusivo”. Deve essere promossa la pluralità delle vocazioni e trasmessa la responsabilità. Questo porterà i suoi frutti nel servizio ai bambini, ma anche a vecchi, sani e malati, semplici e istruiti.

7. Aspetto finanziario
Chiediamo la separazione del finanziamento tra Chiesa e Stato. Regolamenti adatti dovrebbero essere assunti con l’approvazione dei rappresentanti dell’intero popolo ecclesiale, ad ogni modo non con conversazioni segrete tra vescovi e politici, come è stato finora. Lo Stato non può sottrarsi né dal co-finanziamento per i beni culturali, che sono in possesso della Chiesa, né per il servizio sociale della Chiesa, offerto a tutti. D’altro canto riteniamo vergognoso il fatto che dei preti siano totalmente attivi nel lavoro di cura d’anime e vengano pagati solo con uno stipendio minimo dello Stato, invece di essere onorati per la loro attività dalla comunità. Secondo il principio della sussidiarietà le finanze della Chiesa devono essere distribuite e controllate dai membri che le procurano. Di conseguenza ci impegneremo affinché i membri della Chiesa si sentano responsabili possessori del patrimonio ecclesiale e come tali cooperino con lo Stato e con la Chiesa. Gli uffici vescovili devono svolgere nel settore economico della Chiesa un ruolo di coordinamento e non esercitare una posizione di potere senza controlli, totalmente estranea alle relazioni che dovrebbero esistere tra le persone all’interno della Chiesa.

Conclusione
Decidendo di impegnarci e di appoggiare le riforme nella Chiesa vogliamo colmare il fossato tra il papa e i vescovi da lui nominati da un lato, e i preti e i fedeli dall’altro. Consideriamo i vescovi non “i padroni della nostra fede”, e neanche i padri del popolo di Dio in senso patriarcale, ma nostri fratelli al servizio specifico dell’unità della Chiesa universale. La Chiesa non deve essere un gregge di persone minorenni, che vivono in una società di individualisti che non comunicano tra di loro, ma una comunità in dialogo come segno del servizio reciproco.
Le nostre proposte per il rinnovamento della Chiesa non sono istruzioni alla gerarchia ecclesiastica, ma sono pensate per la vita e per la realizzazione. Riconosceremo però con riconoscenza il fatto che queste proposte vengano accettate anche dalla gerarchia della Chiesa. L’esperienza però ci insegna che tutti i cambiamenti importanti nella storia della Chiesa sono sempre stati prima vissuti alla base, si sono dimostrati validi nella prassi e solo dopo elaborati e confermati dalla Chiesa universale. La testimonianza della vita precede sempre la formulazione di norme.
A conclusione vorremmo dire che i cattolici per la riforma, quali noi ci riteniamo, non sono affatto persone secolarizzate, senza una vera fede. Non ci adeguiamo allo spirito del tempo, ma allo spirito del Vangelo nell’oggi. Il vangelo rimane l’autentico riferimento della nostra coscienza, che è per ogni cristiano e cattolico il criterio personale e più alto e orientamento di vita.

Bratislava, 3 marzo 2012
Consiglio Direttivo del Forum Teologico

Firmatari
Il Forum Teologico della Slovacchia è composto da 65 persone tra preti e laici. 10 sono i membri onorari e circa 50 le persone simpatizzanti che partecipano regolarmente alle periodiche riunioni. Presidente del Forum è il parroco di Bratislava Karol Moravick

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