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ALLE SOGLIE DI UN EPOCALE
MUTAMENTO ANTROPOLOGICO

Tiziano Tosolini

Nelle versioni più ottimistiche, le tecnologie che stiamo inventando miglioreranno e trasformeranno la nostra esistenza in maniera così radicale da superare i limiti che l’evoluzione ha impresso sulla natura umana, lasciando il posto a esseri superiori, più longevi, sani e intelligenti. Secondo altre previsioni, più futuristiche, le tecnologie inaugureranno una rottura totale con il percorso della storia sfociando in quella “Singolarità” profetizzata da Ray Kurzweil in cui la specie umana darà vita ad un nuovo essere, a un’unità evolutiva inimmaginabile in cui umani migliorati ciberneticamente diventeranno la forma dominante di vita senziente sulla terra.

Il desiderio di trasformare l’uomo stesso
Altri pensatori prevedono scenari apocalittici e ritengono che la tecnologia contribuirà ad accrescere le disparità economiche tra le regioni del mondo creando vere e proprie “colonie digitali” totalmente sottomesse agli Stati più potenti. Il diffuso utilizzo e accrescimento di un’intelligenza artificiale forte, inoltre, produrrà una classe di umani che, secondo Yuval Noah Harari, saranno considerati “inutili” e “superflui”, accelerando quelle trasformazioni che si stanno già avvertendo nel settore lavorativo (grazie alla robotizzazione), in campo militare (mediante l’utilizzo di droni guidati da algoritmi sempre più sofisticati), e in quello medico (nuove forme più precise di interventi chirurgici e rapidità nella diagnostica delle patologie).

Certo, non tutte queste previsioni risulteranno esatte, o si avvereranno. Tuttavia, l’accelerazione impressa dal cambiamento tecnologico, unita al desiderio di indirizzare l’ambito della ricerca non più verso il mondo esterno – l’ambiente –, ma verso l’interno – la trasformazione dell’uomo stesso, del suo corpo e del suo cervello (il quale, come sostiene Marvin Minsky, uno dei padri dell’intelligenza artificiale, se paragonato a un cervello elettronico possiede gravi limiti nell’apprendimento, nelle potenzialità e nell’efficienza) –, sta ad indicare che siamo alle soglie di un mutamento antropologico epocale.

Il transumanesimo
Il Transumanesimo, movimento intellettuale e culturale che si propone l’alterazione della condizione umana attraverso la ragione e la tecnologia, desidera utilizzare queste nuove scoperte per aiutare l’umanità a entrare in una nuova fase della sua evoluzione, caratterizzata non più dalla selezione naturale, ma da quella intenzionale, non più dall’evoluzionismo darwiniano, ma da quello del miglioramento.

Come affermano alcuni transumanisti, ad esempio Nick Bostrom e Max More, al contrario dell’evoluzione naturale che finora si è dimostrata troppo lenta, incontrollabile e imprevedibile, la nuova evoluzione sarà più rapida, mirata, e prodotta interamente dall’ingegno umano. Ora che sappiamo come la nostra specie si è evoluta, e quali sono i difetti e le limitazioni che ancora inibiscono la nostra condizione umana (sia a livello morale-spirituale, basti qui pensare alla predisposizione verso la violenza, i tradimenti, i genocidi, la tortura, il razzismo; sia a livello fisico-materiale, con tutti quei suoi aspetti fallimentari o indesiderabili come la malattia, la disabilità, l’invecchiamento, la morte) si tratta di intervenire per trasformare l’homo sapiens in homo technologicus, considerando la natura umana non tanto in maniera “fissistica”, ma come un “lavoro in corso” (Nick Bostrom), un inizio incompleto che si deve imparare a modellare nella maniera a noi più conveniente.

Secondo i transumanisti, dobbiamo approfittare della tecnologia per esplorare nuove possibilità e forme esistenziali, per espandere il numero delle scelte a nostra disposizione, per dare finalmente all’uomo quell’abilità di pianificare e scegliersi la propria vita e progredire verso un più perfetto (o perfettibile) stato di esistenza. Di fatto, e come ebbe a dire l’informatico statunitense Alan Kay: “Il modo migliore per predire il futuro è inventarlo”.

Il sogno dei transumanisti
Uno dei difetti più urgenti a cui pare si debba porre rimedio (inaugurando così una nuova specie umana) è quello della degenerazione del nostro corpo. Ecco perché i recenti studi ed esperimenti delle cosiddette scienze evolute, come l’ingegneria genetica, la cibernetica, la robotica, la nanotecnologia e le tecnologie dell’informazione sono per la maggior parte indirizzati a cercare di estendere la durata della vita umana fino ad arrivare – e questo è il sogno di tutti i pensatori transumanisti – ad uno stato di immortalità virtuale in cui finalmente la morte verrà sconfitta o, se non altro, resa insignificante perché nessun uomo sarà più limitato e sottomesso a un corpo mortale.

Tutto ciò sarà possibile perché, nella sua forma attuale, l’essere umano può considerarsi un impasto di corporeità (inteso come un elemento evolutivo secondario e accidentale) e di informazioni che costituiscono, sostengono i transumanisti, la vera essenza dell’uomo. Secondo questi pensatori, la mente non è una realtà materiale, quanto piuttosto un complesso di dati informatici e mentali che con l’ausilio di sofisticate tecnologie possono (almeno in principio) essere scaricati e riconfigurati su altri supporti artificiali trascendendo così di fatto la vita biologica.

Hans Moravec, un altro convinto transumanista, sostiene ad esempio che se l’identità corporea suppone che una persona sia definita dal materiale di cui è fatto un un corpo umano, l’essenza della persona è invece “lo schema e il processo che sta accadendo nella mia testa e nel mio corpo, non l’apparato macchinale che sostiene tale processo. Se questo è preservato, anch’io lo sono. Il resto è mera gelatina”.

Le religioni cosa avranno da dire?
Di fronte a queste visioni transumaniste, le religioni che cosa hanno da dire? Alcune forse considereranno i miglioramenti tecnologici e le scoperte scientifiche applicate alla vita umana come irrilevanti, altre le percepiranno come un pericolo, o meglio ancora, nelle parole del filosofo Francis Fukuyama, come “l’idea più pericolosa del mondo”. Altre ancora si domanderanno se questi sforzi non distolgano l’attenzione da questioni più urgenti ed essenziali, come ad esempio lo sviluppo spirituale dell’essere umano, dato che, come ricorda Jaron Lanier: “Internet esiste per connettere le persone tra loro. Connettere con il mistero dell’universo, però, neanche Internet riesce a farlo. Dio non ha un sito web”.

Altre, invece, considereranno le visioni tecno-scientifiche dei transumanisti come il modo più spiccio per raggiungere quei “cieli e terra nuova” che i loro credi da sempre promettono. Ciò che comunque sembra importante è riflettere su come la narrativa transumanista sfidi alcune credenze religiose e su come esse reagiscono di fronte allo sviluppo vertiginoso delle tecnologie e tecniche migliorative che si propongono di trasformare radicalmente e per sempre l’identità e l’essenza stessa di ciò che (ancora per non molto) chiamiamo “essere umano”.

Tiziano Tosolini
Missionario saveriano, dottore in filosofia all’Università di Glasgow (Regno Unito), direttore del Centro Studi Asiatico (Csa) e docente associato presso la Pontifica Università Gregoriana.

[L’articolo è stato pubblicato nel n. 1/2021 della rivista “Missione Oggi”]

[Pubblicato il 17 marzo 2021]
[Immagine ripresa dal sito “dodopensiero.it”]

1 Commento su “ALLE SOGLIE DI UN EPOCALE
MUTAMENTO ANTROPOLOGICO”

  1. La corrente dei transumanisti mi ricorda i futuristi di 100 anni fa. Il che è un po’ angosciante,
    visto cosa è seguito. Probabilmente oggi come allora non sarà la causa principe, ma anche se fosse una luce spia di ciò che soggiace nella nostra società è ugualmente preoccupante.
    Il cuore malato produce in forme nuove antiche tragedie.

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