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IL SINODO DELLE CENTO DOMANDE

Franco Ferrari

Con la pubblicazione dell’Instrumentum laboris (IL), avvenuta il 20 giugno scorso, il Sinodo sulla sinodalità (Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione) entra nel vivo. L’IL è, infatti, il documento che farà da base ai lavori della XVI Assemblea ordinaria del Sinodo dei Vescovi, che si terrà a Roma dal 4 al 29 ottobre prossimi.

Un documento innovativo
Nello scorrere le sessanta pagine dell’IL, prima dei contenuti, balza subito all’occhio la novità della sua impostazione. Dopo una premessa che fa memoria del percorso compiuto fino ad ora si incontrano due sezioni: la prima (sez. A) che riassume i segni caratteristici di una Chiesa sinodale così come emergono dai documenti delle sette Assemblee continentali; la seconda (sez. B) che enuclea le tre questioni fondamentali già enunciate nel tema assegnato al Sinodo. Seguono poi, e qui sta la vera novità dell’IL, quindici schede (cinque per ognuno dei tre temi: comunione, partecipazione, missione) che articolano le questioni emerse nelle Assemblee continentali e le ripropongono attraverso 111 domande stimolo, che favoriranno uno scambio puntuale nei gruppi di lavoro (circuli minores o linguistici). 

La fedeltà alla consultazione
“L’IL è un testo nel quale non manca la voce di nessuno” ha chiosato il Segretario generale del Sinodo, cardinale Grech, nel presentarlo in conferenza stampa. 

Nella parte introduttiva e nelle domande stimolo delle quindici schede per i gruppi di lavoro si incontrano, infatti, sia i punti che hanno trovato consenso, sia i punti di disaccordo. Se un merito va riconosciuto alla Segreteria generale e agli esperti di cui si serve è proprio quello di aver fatto in modo che attraverso i vari passaggi di sintetizzazione venisse rispettato ciò che “saliva dal basso”, cioè come il sensus fidei del Popolo di Dio, “il fiuto delle pecore”, si era espresso durante la consultazione nelle Chiese locali.

Si tratta di una rivoluzione copernicana avviata da Francesco con la riforma del Sinodo. Nel passato l’IL era il frutto di una consultazione rivolta alle sole curie e la sua elaborazione era opera riservata della Segreteria del Sinodo. Ora l’IL esprime le urgenze e le criticità delle Chiese che i Padri sinodali dovranno prendere in considerazione e sulle quali dovranno confrontarsi per trovare le risposte adeguate.

L’innovazione nella composizione dell’Assemblea
Le novità non finiscono qui. D’altra parte è dal primo Sinodo (2014) indetto da papa Francesco che si assiste a continui aggiustamenti sia nella composizione dell’Assemblea sia nel metodo di lavoro. Si tratta in un certo senso di “perfezionamenti” che già Paolo VI, costituendolo nel 1965, aveva auspicato: “Questo Sinodo, come ogni istituzione umana, col passare del tempo potrà essere maggiormente perfezionato”.

L’assoluta novità è la nomina di 70 “non vescovi” (la metà donne), con diritto di voto, in proposito è bene considerare che il loro titolo di partecipazione, in positivo, è l’essere “testimoni del processo sinodale”. Infatti, sono stati selezionati in virtù della loro partecipazione, a vario titolo, alle sette assemblee continentali.

Di non minore rilievo è la nomina tra i nove Presidenti delegati, che presiedono l’Assemblea in nome e per autorità del papa quando non è presente, di due religiose: una messicana e una giapponese, quest’ultima ha tradotto nella sua lingua l’enciclica Fratelli tutti.

I vescovi italiani presenti al Sinodo saranno sette. Eletti dalla CEI: Repole (Torino); Brambilla (Novara); Forte (Chieti-Vasto); Battaglia, (Napoli); Delpini (Milano); inoltre, di nomina pontificia Castellucci (Modena) e, in quanto membro del Consiglio ordinario del Sinodo, il cardinale Zuppi.

Un metodo di lavoro per gestire il conflitto
Un ulteriore cambiamento riguarda il metodo di lavoro che interesserà soprattutto i circuli minores. I partecipanti ad ogni gruppo saranno una decina, considerando che i membri dell’Assemblea con diritto di voto saranno 363 (di cui 54 donne) il numero dei gruppi lieviterà, rispetto ai tradizionali 10/13, a oltre 30. Un’innovazione richiesta dall’applicazione ai lavori di gruppo del metodo della “Conversazione nello Spirito”.

Il metodo, fortemente consigliato già a partire dalla consultazione, si articola in tre passaggi: nel primo, tutti intervengono a partire dalla propria esperienza; nel secondo, si condivide ciò da cui si è stati toccati più profondamente durante l’ascolto; infine, nel terzo si tende a raggiungere un consenso inclusivo sul tema trattato per giungere a decisioni operative. Una modalità complessa che necessita anche di facilitatori. Infatti, nell’elenco dei partecipanti, che non sono membri del Sinodo, troviamo un nutrito numero, ben 57, tra esperti e facilitatori: i primi collaborano con i segretari in forza delle loro competenze specifiche; i secondi avranno il compito di agevolare lo scambio tra i partecipanti ai Circoli minori.

La “Conversazione nello spirito”, nelle intenzioni, dovrebbe svolgere l’importante ruolo di evitare o di far superare il conflitto. Padre Giacomo Costa, che è segretario speciale del Sinodo e che ha giocato un ruolo importante nell’impostazione metodologica di tutto il percorso sinodale, in conferenza stampa, ha chiarito che “L’esperienza della fase della consultazione [ha mostrato] come la conversazione nello Spirito apra “spazi” in cui affrontare insieme anche tematiche controverse, su cui nella società e nella Chiesa è più frequente lo scontro, di persona o attraverso i social media, che il confronto. In altre parole, la conversazione nello Spirito ci offre una alternativa praticabile alle polarizzazioni”. E all’orizzonte dei lavori sinodali di polarizzazioni se ne stanno ammassando molte. Sarà il banco di prova se l’auspicio di Francesco, espresso nell’Evangelii gaudium (226-230), sia percorribile: il modo più adeguato di porsi di fronte al conflitto “è accettare di sopportare il conflitto, risolverlo e trasformarlo in un anello di collegamento di un nuovo processo” (227).

Un percorso ad ostacoli
Se in plenaria i padri sinodali affronteranno il discorso generale per mettere ulteriormente a fuoco le caratteristiche fondamentali e il modo di procedere di una Chiesa sinodale, sarà nei lavori di gruppo che si entrerà nel vivo delle questioni poste dalle Chiese in ordine a comunione, partecipazione e missione.

Un percorso ad ostacoli costituito dalle 111 domande stimolo in cui sono disseminate le molte questioni che attendono una risposta.

La batteria di domande relative a “comunione” orienta ad un esame di coscienza sui suoi limiti e a come debbano essere superati affinché la Chiesa sia un segno pienamente credibile. Ci si interrogherà sull’accoglienza (migranti, divorziati risposati, poligami, poveri, LGBTQ+, …), sugli abusi, sull’impegno per una società giusta, sull’apertura alle diverse tradizioni teologiche ed ecclesiali, sull’ecumenismo (evoluzione del primato petrino,…), sul come “riarticolare la liturgia in accordo con le culture locali”.

Saranno, però, “missione” e “partecipazione” che con le loro domande richiederanno molta attenzione a ciò che lo Spirito ha suggerito alle Chiese, grande capacità profetica, lungimiranza e audacia ancor più che coraggio. Ecco solo alcune delle questioni che attendono i Padri sinodali: superare una visione che riserva ai soli presbiteri tutte le funzioni attive nella Chiesa, lasciando ai laici una collaborazione subordinata; affidare a laici, in particolari realtà, un ruolo di responsabili di comunità; accesso delle donne al diaconato e degli uomini sposati al presbiterato; come riformare i seminari e la formazione dei preti; l’“accorato appello al rinnovamento della vita liturgica”; quali i cambiamenti da apportare al Diritto canonico; quale grado di autorità dottrinale potrebbe essere attribuito alle Conferenze episcopali e alle Assemblee continentali.

Di particolare interesse sono, poi, gli interrogativi che riguardano la funzione del vescovo: quale il profilo necessario in una Chiesa sinodale; come rivedere

i procedimenti della sua designazione; come valutare il suo operato, quali vincoli dovrebbe avere in relazione alle decisioni degli organi di partecipazione. In altre parole per una Chiesa sinodale occorre ridisegnare il rapporto autorità potere. Una questione che viene posta anche per il Vescovo di Roma sia in relazione all’esercizio del primato, sia in relazione alle decisioni delle Chiese locali in Concili particolari, Sinodi, Conferenze episcopali (v. B1.4/6, B2.5/7, B3.4/4c).

La posta in gioco è di per sé evidente. Lo stesso IL avverte che “difficilmente” si potrà “giungere alla formulazione di orientamenti conclusivi su molti di questi temi”, per questo vi sarà la seconda sessione nel 2024, offrendo così un tempo che consenta i necessari approfondimenti.

Franco Ferrari
Presidente dell’Associazione Viandanti
L’articolo è stato pubblicato sul bimestrale “Missione Oggi” (n. 5 / agosto-settembre 2023)

Articoli correlati presenti nel sito:
Ferrari F., Le tappe continentali del Sinodo. Un flash sulla Chiesa
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Nella Chiesa deve crescere l’opinione pubblica
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Per una sinodalità ecclesiale di base
De Giorgi F.
Come si decide nella Chiesa?
Dianich S.Sinodalità, riforma necessaria e attesa
Ferrari F., Sinodo e Chiesa sono sinonimi

Vedere anche le pagine
Sinodo dei Vescovi. XVI Assemblea ordinaria (4-29 ottobre 2023)
Sinodo dei Vescovi (2021-2024)
Sinodo dei Vescovi. Le Tappe continentali 
Fase della consultazione (2021-2022)
Apertura del Cammino sinodale (9-10 ottobre 2021)

[Pubblicato il 2.10.2023]
[L’immagine che correda l’articolo è ripresa dal sito: synod.va]

1 Commento su “IL SINODO DELLE CENTO DOMANDE”

  1. Molto interessante, vi ringrazio.
    Queste cose, purtroppo, sono passate in molte parrocchie sotto silenzio, o comunque sono stati consultati solo gli addetti ai lavori.
    Grazie

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