GAILLOT. UN VESCOVO PER IL VANGELO
I preti che si sentono uomini liberi e sono fedeli al servizio delle questioni più umane di oggi, non hanno mai avuto vita facile nella Chiesa. Purtroppo manca la libertà di ricerca teologica e molti profeti hanno sperimentato grandi sofferenze, non pochi pastori sono stati confinati nelle loro diocesi o addirittura rimossi. Qualche storia tormentata ha però avuto l’happy end. È il caso di Gaillot, che da papa Francesco nel 2015 ha ricevuto una telefonata e un invito che gli hanno restituito l’abbraccio della Chiesa madre e non matrigna.
Lorenzo Tommaselli ha fatto molto bene a riprendere questa storia con il racconto delle vicende accadute pochi anni fa in seno al mondo cattolico francese. Mons. Gaillot era stato da poco nominato vescovo di Évreux, quando rimase sconcertato dalla sostanziale legittimazione delle armi nucleari – quelle che Giovanni XXIII aveva definito alienum a ratione, roba da matti – in quanto “mezzi di dissuasione”. Il documento dell’episcopato francese, Gagner la paix, finiva per legittimarle; il voto contrario del solo Gaillot sconvolse l’episcopato, diviso, ma acquiescente.
Il vibrante richiamo di Gaillot metteva in difficoltà la Chiesa perché la accusava in nome del Vangelo: il nuovo vescovo non piacque. Seguirono, sempre critici, altri interventi sul ministero presbiterale, l’accoglienza dei preti sposati e, successivamente, degli omosessuali. Ogni volta rimproveri e censure.
Nonostante una ricomposizione delle vertenze accettata da Gaillot in nome del principio che non c’è missione senza comunione, dal 1993 la repressione si fece pesante dopo l’intervento di merito sullo statuto e la formazione del prete e la pubblicazione di un Urlo contro l’esclusione.
Le minacce si fecero più pressanti – lo stesso Giovanni Paolo II lo invitò alla moderazione – e dopo la condivisione della tesi del teologo Eugen Drewermann, che denunciava la Chiesa come responsabile di rendere il clero al livello di Funzionari di Dio, nel 1995 venne da Roma la richiesta delle dimissioni e l’assegnazione alla diocesi nominale di Partenia: infatti non era in questione “il suo attaccamento al Cristo, ma la distanza dagli altri vescovi e dal papa”.
Tommaselli – che correda il libro dei documenti critici e inattaccabili di Jacques Gaillot – l’ha seguito nella nuova esperienza di vescovo estraneo ai privilegi di stato, fedele alla sua Chiesa che non può escludere perché “è degli esclusi”; un vescovo felice perché perfino quando scoprì che la comunicazione in rete lo rendeva “vescovo di una diocesi virtuale”, rimase – fino alla scomparsa due anni fa – una voce viva da non dimenticare perché trascinava l’istituzione a prendersi cura del futuro.
Giancarla Codrignani
Lorenzo Tommaselli, Jacques Gaillot. Un vescovo per il Vangelo (Collana Il Pellicano) Il Pozzo di Giacobbe,Trapani 2024