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Pedro Ramírez Vázquez, Monumento a p. Antonio de Montesinos (1982), Santo Domingo (Chotez.blogspot.com).
Pedro Ramírez Vázquez, Monumento a p. Antonio de Montesinos (1982), Santo Domingo

MAI ANDARSENE E NON TACERE

L’Assemblea soci di Viandanti, tenuta il 30 novembre 2024 a Parma, al termine dei propri lavori ha approvato la seguente Mozione di indirizzo, per la propria attività e per quella della Rete,  per i prossimi anni.

1. Mai andarsene, non tacere, tempo di profezia, all’interno ma non nel chiuso: sono alcune delle parole chiave risuonate nella nostra Assemblea soci per contestualizzarla nel tempo che stiamo vivendo.
Le società, forse prese dalla paura e dall’incertezza dopo la Pandemia, si stanno spostando verso soluzioni autoritarie e rimettono in discussione i valori che sembravano conquistati una volta per tutte dopo la Seconda guerra mondiale e la Shoah. La “terza guerra mondiale a pezzi” ora coinvolge da vicino anche l’Europa e persino lo Stato d’Israele è impegnato in una guerra in parte di difesa e in parte di conquista negando l’esistenza e la libertà ad un altro popolo.

2. Il promettente pontificato di papa Francesco dopo aver suscitato molte speranze di cambiamento si sta confrontando con l’esplicita opposizione delle componenti più conservatrici e tradizionaliste del laicato e dell’episcopato e con la resistenza strisciante, forse ancor più forte, di chi nel silenzio e nell’apparente consenso aspetta che tutto possa tornare come prima.
La via sinodale individuata per mettere mano alle molteplici riforme di cui la Chiesa necessita non è priva di incognite per la sua realizzazione, anche dopo la chiusura del recente Sinodo sulla sinodalità. Lo scandalo degli abusi fatica ancora ad essere affrontato da parte degli episcopati con la chiarezza di scelte e di decisione volute da Francesco con l’incontro dei presidenti delle Conferenze episcopali (2019). Gli anni della Pandemia, poi, hanno incentivato e ufficializzato di fatto quell’abbandono della pratica religiosa già segnalato da tempo dalle indagini sociologiche.

3. La Chiesa italiana, sollecitata da papa Francesco, sta percorrendo il proprio cammino sinodale, che si concluderà nel 2025, e sembra aver maturato tre grandi linee di intervento: rinnovamento delle prassi pastorali; attenzione alla formazione, in particolare al rinnovamento dell’iniziazione cristiana; attuazione di un’ampia corresponsabilizzazione.
A questo percorso, come al sinodo della Chiesa universale, l’Associazione e diversi gruppi della Rete hanno dato il loro contributo, che è documentato nel nostro sito web. Non possiamo però non rilevare che: vi è stata e continua ad esservi una scarsa informazione al popolo di Dio sul cammino sinodale e sui temi che sono oggetto di discussione; si constata il disinteresse di larga parte del clero; la sovrapposizione tra sinodo “italiano” e sinodo della Chiesa universale ha generato confusione e difficoltà ad individuare e affrontare le questioni specifiche.

4. Avvertiamo, sia nella società sia nella Chiesa, la presenza di un clima di stanchezza e in un certo senso di resa: tanto nulla si può o si riesce a cambiare. La tentazione già in atto è l’abbandono dell’impegno.
“Guardare al futuro con speranza equivale anche ad avere una visione della vita carica di entusiasmo da trasmettere” (Spes non confundit). Il Vescovo di Roma di fronte a questa difficile situazione sprona da un lato a non abbandonare la speranza, dall’altro a costruire, anche per arginare il diffondersi del fondamentalismo religioso, “l’arca della fratellanza” per entrarvi “insieme come un’unica famiglia” umana.
Viandanti raccoglie l’invito e intende riproporre e rafforzare lo spirito che l’anima da sempre: non arrendersi, non praticare le lamentazioni inconcludenti, ma impegnarsi nella ricerca e nella proposta costruttiva nella Chiesa e nella società.

5. La nostra Assemblea, a partire da queste considerazioni e tenendo presente quanto emerso dai recenti incontri con i gruppi aderenti alla Rete Viandanti, ritiene necessario indicare alcuni orientamenti generali per l’azione futura dell’Associazione e della Rete:

a) operare per acquisire la consapevolezza di un nuovo modo di stare nel mondo, come cristiani, che si nutra non tanto di posizioni attestate ma di differenza evangelica, di dialogo e di confronto per rintracciare le “ragioni comuni” in un quadro plurale che rispetti le singolarità;

b) proseguire le iniziative di ascolto della Parola da porre in dialettica con la Tradizione trasmessa, per riscoprire nel suo incarnarsi storico il senso di ciò che veramente è, crede e spera la comunità dei credenti;

c) dare vita ad occasioni di incontro e di dibattito sulle molteplici questioni che pone il “cambiamento d’epoca” che stiamo vivendo: dai temi geopolitici a quelli economico-finanziari e del rapido sviluppo delle tecnologie; da quelli della crisi climatico-ambientale a quelli etici e dell’inclusione sociale dei poveri e delle minoranze emarginate (religiose, etniche, Lgbt+). Ciò per acquisire uno sguardo aperto e per saper reagire nei confronti di posizioni populiste, nazionaliste e neocoloniali, inoltre, per difendere il valore irrinunciabile della persona e della sua integrità, dei diritti di tutti a partire dagli ultimi, dai diversi e dagli esclusi, a fronte di una crescente violenza diffusa, dell’accettazione di derive autoritarie e di controllo. In questo contesto, poi, davanti a situazioni di guerra, che via via si estendono ad un sempre maggiore numero di paesi, diventa urgente assumere l’impegno per la pace, insieme a quelle realtà che già operano in questo senso;

d) promuovere e sostenere la formazione e l’impegno di un laicato adulto che, ispirandosi al Concilio Vaticano II e al recente Magistero, si ponga come soggetto autonomo e responsabile, in dialogo fraterno con le altre componenti della comunità cristiana e con i Pastori. Operando così per il superamento della visione conciliare della “indole secolare” dei laici e del limite dei “compiti specifici” loro assegnati nell’animazione cristiana delle realtà temporali, al fine di recuperare la piena dignità battesimale e l’iniziativa ecclesiale di ogni “christifidelis”;

e) sostenere, nello spirito del Concilio, la realizzazione degli orientamenti di riforma che con timidezza stanno emergendo dal Sinodo dei vescovi e dal Cammino sinodale della Chiesa italiana. In particolare: (a) la reale attuazione della partecipazione attraverso gli organismi già previsti dal diritto canonico; (b) il decentramento di competenze alle Conferenze episcopali e ai vescovi; (c) il rinnovamento dei percorsi dell’iniziazione cristiana (d) la realizzazione della trasparenza amministrativa e della gestione dei beni a tutti i livelli (parrocchia, diocesi, ordini religiosi); (e) il riconoscimento della piena dignità e responsabilità ecclesiali delle donne, valorizzandone la posizione e l’autorità;

f) mantenere viva, come forte esigenza, la proposta di ulteriori innovazioni, in particolare: (a) rinnovare la prassi liturgica;(b) prevedere l’affidamento dell’omelia a fedeli qualificati dal punto di vista teologico e spirituale; (c) consentire l’accesso delle donne al diaconato; (d) riflettere su ruolo, formazione e disciplina celibataria dei presbiteri; (e) approfondire la possibilità di ordinare uomini sposati (viri probati); (f) avviare una seria riflessione per la valorizzazione e purificazione della pietà popolare; (g) promuovere la realizzazione di parrocchie come “comunità di comunità” (Evangelii gaudium, n. 28): un modello nel quale verrebbero valorizzati una pluralità di ruoli e di ministeri dei laici; (h) privilegiare la vita di piccole comunità che incarnino in modo visibile e leggibile il Vangelo nella sua nudità; (i) ridisegnare la fisionomia giuridico canonica delle comunità, l’organizzazione della potestas, i ruoli e i compiti consultivi e deliberativi: (l) – riesaminare, caso per caso, la situazione dei presbiteri sospesi e dispensati, perché sposati, che volessero riprendere l’esercizio del ministero

g) rafforzare l’impegno ecumenico per superare lo scandalo della divisone dell’unica Chiesa di Cristo; l’ascolto dei non credenti e l’attenzione al loro vissuto per avviare un dialogo autentico e sperimentare forme di collaborazione; la comune ricerca di forme espressive della fede più conformi alla sensibilità contemporanea;

h) interrogarsi sulla difficoltà di incontrare il mondo dei giovani e sulle ragioni dell’abbandono da parte degli stessi adulti.

Nota – – – – –
Il testo della Mozione contiene anche un punto 6 che riguarda più da vicino la vita Associativa sul piano organizzativo; chi è interessato può trovare il testo completo qui.

[Pubblicato l’ 7.1.2025]
[L’immagine  è ripresa dal sito: sites.berry.edu]

2 Commenti su “MAI ANDARSENE E NON TACERE”

  1. Vi è stata e continua ad esservi una scarsa informazione al popolo di Dio sul cammino sinodale e sui temi che sono oggetto di discussione; si constata il disinteresse di larga parte del clero…. e di larghissima parte dei cosiddetti praticanti. Quanti hanno mai rivendicato la messa in atto della conversazione spirituale attorno ai temi sensibili, e intendasi quelli sensibili della parrocchia specifica, piuttosto che quelli dell’Ecumene? Che si debba dedurre che i tempi (e i cristiani della domenica) non sono ancora abbastanza maturi? Dobbiamo aspettare che divengano finalmente adulti? O dobbiamo solamente contare sulla prossima generazione? Quale?

  2. Come, a Trento, sta cambiando la società.
    Io e Laura siamo i nonni di Andrea, un bambino di 4 anni. Un giorno Andrea torna a casa da scuola e si rivolge alla mamma così: “E’ vero che Dio ha creato tutte le cose?” Chiara, nostra figlia, e Franco, il papà, sono “laici”, al bambino, non battezzato, non hanno mai parlato di Dio. Andrea sa chi è Gesù, con noi nonni guarda con attenzione il presepio, e domanda. La mamma Chiara gli chiede: “Quale maestra ti ha parlato così?”. Andrea risponde: “Non è stata la maestra, è stato Sultan, il mio amico”. Nella classe di 23 bambini e bambine, Sultan, musulmano, è uno dei 15 bambini di origine straniera.

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