Home > Archivio > Editoriali > VERSO IL SINODO/2 UNIONI PERSONE DELLO STESSO SESSO,IDEOLOGIA DEL GENDER
Stampa
Barbara Kruger, Your body is a battleground (1989)

VERSO IL SINODO/2 UNIONI PERSONE DELLO STESSO SESSO,IDEOLOGIA DEL GENDER

Barbara Kruger, Your body is a battleground (1989)Una parte consistente (II parte) dell’Instrumentum laboris è dedicata alle emergenze attuali della famiglia; di questa parte, che presenta una situazione a livello mondiale, pubblichiamo ora i numeri relativi alle unioni omosessuali. Il titolo è redazionale.

* * * 

Riconoscimento civile
110. Nelle risposte delle Conferenze Episcopali, circa le unioni tra persone dello stesso sesso, ci si riferisce all’insegnamento della Chiesa. «Non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia. […] nondimeno, gli uomini e le donne con tendenze omosessuali “devono essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione”» (CDF, Considerazioni circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali, 4). Dalle risposte si può evincere che il riconoscimento da parte della legge civile delle unioni fra persone dello stesso sesso dipende in buona parte dal contesto socio-culturale, religioso e politico. Le Conferenze Episcopali segnalano tre contesti: un primo è quello in cui prevale un atteggiamento repressivo e penalizzante nei confronti del fenomeno dell’omosessualità in tutte le sue sfaccettature. Questo vale in particolare là dove la manifestazione pubblica dell’omosessualità è vietata dalla legge civile. Alcune risposte indicano che anche in questo contesto ci sono forme di accompagnamento spirituale di singole persone omosessuali che cercano l’aiuto della Chiesa.

111. Un secondo contesto è quello in cui il fenomeno dell’omosessualità presenta una situazione fluida. Il comportamento omosessuale non viene punito, ma tollerato solo fin quando non diventa visibile o pubblico. In questo contesto, di solito, non esiste una legislazione civile riguardo alle unioni tra persone dello stesso sesso. Specialmente in Occidente, nell’ambito politico, però, vi è un orientamento crescente verso l’approvazione di leggi che prevedono le unioni registrate o il cosiddetto matrimonio tra persone dello stesso sesso. A sostegno di tale visione si adducono motivi di non discriminazione; atteggiamento che viene percepito dai credenti e da gran parte dell’opinione pubblica, in Europa centro-orientale, come un’imposizione da parte di una cultura politica o estranea.

112. Un terzo contesto è quello in cui gli Stati hanno introdotto una legislazione che riconosce le unioni civili o i matrimoni tra persone omosessuali. Ci sono Paesi in cui si deve parlare di una vera e propria ridefinizione del matrimonio, che riduce la prospettiva sulla coppia ad alcuni aspetti giuridici, come l’uguaglianza dei diritti e della “non discriminazione”, senza che ci sia un dialogo costruttivo sulle questioni antropologiche coinvolte, e senza che al centro vi sia il bene integrale della persona umana, in particolare il bene integrale dei bambini all’interno di queste unioni. Dove c’è una equiparazione giuridica tra matrimonio eterosessuale ed omosessuale, lo Stato spesso permette l’adozione di bambini (bambini naturali di uno dei partner o bambini nati tramite fecondazione artificiale). Questo contesto è particolarmente presente nell’area anglofona e nell’Europa centrale.

La valutazione delle Chiese particolari
113. Tutte le Conferenze Episcopali si sono espresse contro una “ridefinizione” del matrimonio tra uomo e donna attraverso l’introduzione di una legislazione che permette l’unione tra due persone dello stesso sesso. Vi sono ampie testimonianze dalle Conferenze Episcopali sulla ricerca di un equilibrio tra l’insegnamento della Chiesa sulla famiglia e un atteggiamento rispettoso e non giudicante nei confronti delle persone che vivono in queste unioni. Nell’insieme, si ha l’impressione che le reazioni estreme nei confronti di queste unioni, sia di accondiscendenza che di intransigenza, non abbiano facilitato lo sviluppo di una pastorale efficace, fedele al Magistero e misericordiosa nei confronti delle persone interessate.

114. Un fattore che certamente interroga l’azione pastorale della Chiesa e rende complessa la ricerca di un atteggiamento equilibrato nei confronti di questa realtà, è la promozione della ideologia del gender, che in alcune regioni tende ad influenzare anche l’ambito educativo primario, diffondendo una mentalità che, dietro l’idea di rimozione dell’omofobia, in realtà propone un sovvertimento della identità sessuale.

115. Circa le unioni tra persone dello stesso sesso, molte Conferenze Episcopali forniscono diverse informazioni. Nei Paesi in cui esiste una legislazione delle unioni civili, molti fedeli si esprimono in favore di un atteggiamento rispettoso e non giudicante nei confronti di queste persone, e in favore di una pastorale che cerchi di accoglierle. Questo non significa, però, che i fedeli siano a favore di una equiparazione tra matrimonio eterosessuale e unioni civili fra persone dello stesso sesso. Alcune risposte ed osservazioni esprimono la preoccupazione che l’accoglienza nella vita ecclesiale delle persone che vivono in queste unioni potrebbe essere intesa come un riconoscimento della loro unione.

Alcune indicazioni pastorali
116. Riguardo alla possibilità di una pastorale verso queste persone, bisogna distinguere tra quelle che hanno fatto una scelta personale, spesso sofferta, e la vivono con delicatezza per non dare scandalo ad altri, e un comportamento di promozione e pubblicità attiva, spesso aggressiva. Molte Conferenze Episcopali sottolineano che, essendo il fenomeno relativamente recente, non esistono programmi pastorali al riguardo. Altre ammettono un certo disagio di fronte alla sfida di dover coniugare accoglienza misericordiosa delle persone e affermazione dell’insegnamento morale della Chiesa, con una appropriata cura pastorale che includa tutte le dimensioni della persona. Da qualche parte si raccomanda di non far coincidere l’identità di una persona con espressioni quali “gay”, “lesbica” o “omosessuale”.

117. Molte risposte e osservazioni richiedono una valutazione teologica che dialoghi con le scienze umane, per sviluppare una visione più differenziata del fenomeno dell’omosessualità. Non mancano richieste volte ad approfondire, anche attraverso organismi specifici, come ad esempio le Pontificie Accademie delle Scienze e per la Vita, il senso antropologico e teologico della sessualità umana e della differenza sessuale tra uomo e donna, in grado di far fronte alla ideologia del gender.

118. La grande sfida sarà lo sviluppo di una pastorale che riesca a mantenere il giusto equilibrio tra accoglienza misericordiosa delle persone ed accompagnamento graduale verso un’autentica maturità umana e cristiana. Alcune Conferenze Episcopali fanno riferimento, in questo contesto, a certe organizzazioni come modelli riusciti di una tale pastorale.

119. Si presenta, in modo sempre più urgente, la sfida dell’educazione sessuale nelle famiglie e nelle istituzioni scolastiche, particolarmente nei Paesi in cui lo Stato tende a proporre, nelle scuole, una visione unilaterale e ideologica della identità di genere. Nelle scuole o nelle comunità parrocchiali, si dovrebbero attivare programmi formativi per proporre ai giovani una visione adeguata della maturità affettiva e cristiana, in cui affrontare anche il fenomeno dell’omosessualità. Allo stesso tempo, le osservazioni dimostrano che non esiste ancora un consenso nella vita ecclesiale riguardo alle modalità concrete dell’accoglienza delle persone che vivono in tali unioni. Il primo passo di un processo lento sarebbe quello dell’informazione e dell’individuazione di criteri di discernimento, non soltanto a livello dei ministri e degli operatori pastorali, ma anche a livello dei gruppi o movimenti ecclesiali.

Trasmissione della fede ai bambini
in unioni di persone dello stesso sesso

120. Si deve rilevare che le risposte pervenute si pronunciano contro una legislazione che permetta l’adozione di bambini da parte di persone in unione dello stesso sesso, perché vedono a rischio il bene integrale del bambino, che ha diritto ad avere una madre e un padre, come ricordato recentemente da Papa Francesco (cf. Discorso alla Delegazione dell’ufficio internazionale cattolico dell’infanzia, 11 aprile 2014). Tuttavia, nel caso in cui le persone che vivono in queste unioni chiedano il battesimo per il bambino, le risposte, quasi all’unanimità, sottolineano che il piccolo deve essere accolto con la stessa cura, tenerezza e sollecitudine che ricevono gli altri bambini. Molte risposte indicano che sarebbe utile ricevere delle direttive pastorali più concrete per queste situazioni. È evidente che la Chiesa ha il dovere di verificare le condizioni reali in vista della trasmissione della fede al bambino. Nel caso in cui si nutrano ragionevoli dubbi sulla capacità effettiva di educare cristianamente il bambino da parte di persone dello stesso sesso, se ne garantisca l’adeguato sostegno – come peraltro è richiesto ad ogni altra coppia che chiede il battesimo per i figli. Un aiuto, in tal senso, potrebbe venire anche da altre persone presenti nel loro ambiente familiare e sociale. In questi casi, la preparazione all’eventuale battesimo del bambino sarà particolarmente curata dal parroco, anche con un’attenzione specifica nella scelta del padrino e della madrina.

– – – – – – –
Altri articoli apparsi nel sito sulla questione del gender:
G. Piana
Sesso e genere. Oltre l’alternativa (http://www.viandanti.org/?p=8697)

R. Torti
Tra teologia della donna e guerra al gender (http://www.viandanti.org/?p=7386)

 

 

 

1 Commento su “VERSO IL SINODO/2 UNIONI PERSONE DELLO STESSO SESSO,IDEOLOGIA DEL GENDER”

  1. Credo che il problema di fondo sia il cambio del ruolo dell’Istituzione ecclesiale a fronte di questi fenomeni sociali. (Chiedo scusa per la semplificazione), passando dall’affermare “questo è sbagliato – proibito – peccato – fonte di scomunica – di non comunione…”; al riconoscere, affermare come bello, veritiero, senza porre divieti, ciò che Dio ha riconosciuto, affermato con la Sua Parola circa “sesso e genere”. Lasciando la libertà delle scelte alle persone e sostenendo chi è oggettivamente vittima di qualsiasi comportamento. Papa Francesco non ha forse detto, parlando degli omosessuali “Chi sono io per giudicare”? Tutto questo non per semplificare ciò che è delicato e complesso, ma per cercare di comprendere ove vi sia il cuore della questione.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Articoli correlati

INTELLIGENZA ARTIFICIALE
STRUMENTO AFFASCINANTE E TREMENDO

LE DONNE DIACONO: UN SEGNO DEI TEMPI

ALBERTO SIMONI
DELL’ORDINE DEI PREDICATORI
FONDATORE E ANIMA DI “KOINONIA”

ARENA 2024
PER USCIRE DAL SISTEMA DI GUERRA

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie tecnici da parte nostra. [ info ]

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi