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SINODO/3 SITUAZIONI IRREGOLARI E ACCESSO AI SACRAMENTI

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Il Sinodo è ormai a metà del suo percorso, dopo la discussione in assemblea plenaria è ora la volta dei lavori per gruppi linguistici. Sabato 18 ottobre il Sinodo terminerà con l’approvazione della Relatio Synodi che verrà presentata al Vescovo di Roma e pubblicata. La Relatio costituirà un documento di lavoro che servirà per gli approfondimenti da farsi a cura di tutti gli episcopati nell’anno che intercorrerà tra questa Assemblea straordinaria e quella ordinaria del 2015. Sarà in quell’occasione che si determineranno gli orientamenti su tutta le problematiche in discussione.
Il nodo sul quale si è concentrata l’attenzione, non solo della stampa quotidiana ma anche della comunità cristiana cattolica è indubbiamente quello dei separati, divorziati e risposati. Dopo aver pubblicato il contributo del convegno della Rete, presentiamo ora, per completezza, anche i numeri dell’Instrumentum Laboris relativi al tema, concludendo così la presentazione di parte del testo dell’IL avviata con l’editoriale del 1 settembre (La famiglie/le famiglie) e proseguita con quello del 15 settembre (Unioni persone dello stesso sesso. Ideologia del gender).

* * *

Situazioni di irregolarità canonica
89. In linea generale, in varie aree geografiche, le risposte si concentrano soprattutto sui divorziati risposati, o comunque in nuova unione. Tra quelli che vivono in situazione canonicamente irregolare, si riscontrano diversi atteggiamenti, che vanno dalla mancanza di consapevolezza della propria situazione alla indifferenza, oppure ad una consapevole sofferenza. Gli atteggiamenti dei divorziati in nuova unione sono per lo più simili nei diversi contesti regionali, con un particolare rilievo in Europa e in America, e minore in Africa. Al riguardo, alcune risposte attribuiscono questa situazione alla formazione carente o alla scarsa pratica religiosa. In America del Nord, la gente pensa spesso che la Chiesa non sia più una guida morale affidabile, soprattutto per le questioni della famiglia, considerata come materia privata su cui decidere autonomamente.

90. Piuttosto consistente è il numero di coloro che considerano con noncuranza la propria situazione irregolare. In questo caso, non vi è alcuna richiesta di ammissione alla comunione eucaristica, né di poter celebrare il sacramento della riconciliazione. La consapevolezza della situazione irregolare si manifesta spesso quando interviene il desiderio dell’iniziazione cristiana per i figli, o se sopraggiunge la richiesta di partecipare ad una celebrazione di battesimo o cresima come padrino o madrina. A volte persone adulte che pervengono ad una fede personale e consapevole nel cammino catechistico o quasi catecumenale scoprono il problema della loro irregolarità. Dal punto di vista pastorale, queste situazioni vengono considerate una buona opportunità per cominciare un itinerario di regolarizzazione, soprattutto nei casi delle convivenze. Una situazione diversa viene segnalata in Africa, non tanto riguardo ai divorziati in nuova unione, ma in relazione alla pratica della poligamia. Ci sono casi di convertiti per i quali è difficile abbandonare la seconda o terza moglie, con cui si hanno ormai dei figli, e che vogliono partecipare alla vita ecclesiale.

91. Prima di entrare in merito alla sofferenza legata al non poter ricevere i sacramenti da parte di coloro che sono in situazione di irregolarità, viene segnalata una sofferenza più originaria, di cui la Chiesa deve farsi carico, ovvero quella legata al fallimento del matrimonio e alla difficoltà di regolarizzare la situazione. Qualcuno rileva, in questa crisi, il desiderio di rivolgersi alla Chiesa per un aiuto. La sofferenza sembra spesso legata ai diversi livelli di formazione – come segnalano diverse Conferenze Episcopali in Europa, Africa e America. Spesso non si coglie il rapporto intrinseco tra matrimonio, Eucaristia e penitenza; pertanto, risulta assai difficile comprendere perché la Chiesa non ammetta alla comunione coloro che si trovano in una condizione irregolare. I percorsi catechetici sul matrimonio non spiegano sufficientemente questo legame. In alcune risposte (America, Europa dell’Est, Asia), si evidenzia come a volte si ritenga, erroneamente, che il divorzio come tale, anche se non si vive in nuova unione, renda automaticamente impossibile accedere alla comunione. In tal modo si rimane, senza alcun motivo, privi dei sacramenti.

92. La sofferenza causata dal non ricevere i sacramenti è presente con chiarezza nei battezzati che sono consapevoli della propria situazione. Tanti sentono frustrazione e si sentono emarginati. C’è chi si domanda perché gli altri peccati si perdonano e questo no; oppure perché i religiosi e sacerdoti che hanno ricevuto la dispensa dai loro voti e dagli oneri sacerdotali possono celebrare il matrimonio, ricevere la comunione e i divorziati risposati no. Tutto questo evidenzia la necessità di opportuna formazione e informazione. In altri casi, non si percepisce come sia la propria situazione irregolare il motivo per non poter ricevere i sacramenti; piuttosto, si ritiene che la colpa sia della Chiesa che non ammette tali circostanze. In ciò, si segnala anche il rischio di una mentalità rivendicativa nei confronti dei sacramenti. Inoltre, assai preoccupante risulta essere l’incomprensione della disciplina della Chiesa quando nega l’accesso ai sacramenti in questi casi, come se si trattasse di una punizione. Un buon numero di Conferenze Episcopali suggerisce di aiutare le persone in situazione canonicamente irregolare a non ritenersi «separati dalla Chiesa, potendo e anzi dovendo, in quanto battezzati, partecipare alla sua vita» (FC 84). Inoltre, ci sono risposte ed osservazioni, da parte di alcune Conferenze Episcopali, che mettono l’accento sulla necessità che la Chiesa si doti di strumenti pastorali mediante i quali aprire la possibilità di esercitare una più ampia misericordia, clemenza e indulgenza nei confronti delle nuove unioni.

Circa l’accesso ai sacramenti
93. Circa l’accesso ai sacramenti, si riscontrano reazioni differenziate da parte dei fedeli divorziati risposati. In Europa (ma anche in qualche Paese di America Latina ed Asia), prevale la tendenza a risolvere la questione attraverso qualche sacerdote che accondiscenda alla richiesta di accesso ai sacramenti. A questo proposito, si segnala (in particolare in Europa e in America Latina) un diverso modo di rispondere da parte dei pastori. Talvolta questi fedeli si allontanano dalla Chiesa o passano ad altre confessioni cristiane. In vari Paesi, non solo europei, questa soluzione individuale a molte persone non basta, in quanto aspirano ad una pubblica riammissione ai sacramenti da parte della Chiesa. Il problema non è tanto quello di non poter ricevere la comunione, ma il fatto che la Chiesa pubblicamente non li ammetta ad essa, cosicché sembra che questi fedeli semplicemente rifiutino di essere considerati in situazione irregolare.

94. Nelle comunità ecclesiali sono presenti persone che, trovandosi in situazione canonicamente irregolare, chiedono di essere accolte ed accompagnate nella loro condizione. Questo avviene specialmente quando si cerca di rendere ragionevole l’insegnamento della Chiesa. In simili circostanze è possibile che tali fedeli vivano la loro condizione sostenuti dalla misericordia di Dio, di cui la Chiesa si fa strumento. Altri ancora, come viene segnalato da alcune Conferenze Episcopali dell’area euroatlantica, accettano l’impegno di vivere in continenza (cf. FC 84).

95. Molte delle risposte pervenute segnalano che in tanti casi si riscontra una richiesta chiara di poter ricevere i sacramenti dell’Eucaristia e della Penitenza, specie in Europa, in America e in qualche Paese dell’Africa. La richiesta si fa più insistente soprattutto in occasione della celebrazione dei sacramenti da parte dei figli. A volte si desidera l’ammissione alla comunione come per essere “legittimati” dalla Chiesa, eliminando il senso di esclusione o di marginalizzazione. Al riguardo, alcuni suggeriscono di considerare la prassi di alcune Chiese ortodosse, che, secondo la loro opinione, apre la strada a un secondo o terzo matrimonio con carattere penitenziale; a questo proposito, dai Paesi di maggioranza ortodossa, si segnala come l’esperienza di tali soluzioni non impedisca l’aumento dei divorzi. Altri domandano di chiarire se la questione è di carattere dottrinale o solo disciplinare.

Altre richieste
96. In tanti casi, segnalati in particolare in Europa e in America del Nord, si chiede di snellire la procedura per la nullità matrimoniale; a questo riguardo, si indica la necessità di approfondire la questione del rapporto tra fede e sacramento del matrimonio – come suggerito a più riprese da Benedetto XVI. Nei Paesi a maggioranza ortodossa, si segnala il caso di cattolici che si risposano nella Chiesa ortodossa, secondo la prassi in essa vigente, e poi chiedono di accostarsi alla comunione nella Chiesa cattolica. Infine, altre istanze avanzano la richiesta di precisare la prassi da seguire nei casi di matrimoni misti, in cui il coniuge ortodosso è già stato sposato ed ha ottenuto il permesso per le seconde nozze dalla Chiesa ortodossa.

Circa i separati e i divorziati
97. In varie risposte e osservazioni, si mette in evidenza la necessità di porre più attenzione ai separati e ai divorziati non risposati fedeli al vincolo nuziale. Sembra che costoro spesso debbano aggiungere alla sofferenza del fallimento matrimoniale quella di non essere considerati convenientemente dalla Chiesa e pertanto di venire trascurati. Si nota che anch’essi hanno le loro difficoltà e il bisogno di essere accompagnati pastoralmente. Inoltre, si fa presente l’importanza di verificare l’eventuale nullità matrimoniale con particolare cura da parte dei pastori, al fine di non introdurre cause senza attento discernimento. In tale contesto, si trovano richieste di promuovere maggiormente una pastorale della riconciliazione, che si faccia carico delle possibilità di riunire i coniugi separati. Alcuni fanno notare che l’accettazione coraggiosa della condizione di separati rimasti fedeli al vincolo, segnata da sofferenza e solitudine, costituisce una grande testimonianza cristiana.

Semplificazione delle cause matrimoniali
98. Esiste un’ampia richiesta di semplificazione della prassi canonica delle cause matrimoniali. Le posizioni sono diversificate: alcune affermano che lo snellimento non sarebbe un rimedio valido; altre, a favore dello snellimento, invitano a spiegare bene la natura del processo di dichiarazione di nullità, per una migliore comprensione di esso da parte dei fedeli.

99. Alcuni invitano alla prudenza, segnalando il rischio che tale snellimento e semplificando o riducendo i passi previsti, si producano ingiustizie ed errori; si dia l’impressione di non rispettare l’indissolubilità del sacramento; si favorisca l’abuso e si ostacoli la formazione dei giovani al matrimonio come impegno di tutta la vita; si alimenti l’idea di un “divorzio cattolico”. Propongono, invece, di preparare un numero adeguato di persone qualificate per seguire i casi; e, in America Latina, Africa e Asia, si avanza la richiesta di incrementare il numero dei tribunali – assenti in tante regioni –, e di concedere maggiore autorità alle istanze locali, formando meglio i sacerdoti. Altre risposte relativizzano la rilevanza di tale possibilità di snellimento, in quanto spesso i fedeli accettano la validità del loro matrimonio, riconoscendo che si tratta di un fallimento e non considerano onesto chiedere la dichiarazione di nullità. Molti fedeli considerano però valido il loro primo matrimonio perché non conoscono i motivi di invalidità. Talvolta, da parte di coloro che hanno divorziato, emerge la difficoltà di tornare sul passato, che potrebbe riaprire ferite dolorose personali e per il coniuge.

100. Molti avanzano richieste circa lo snellimento: processo canonico semplificato e più rapido; concessione di maggior autorità al vescovo locale; maggiore accesso dei laici come giudici; riduzione del costo economico del processo. In particolare, alcuni propongono di riconsiderare se sia veramente necessaria la doppia sentenza conforme, almeno quando non c’è richiesta di appello, obbligando però all’appello in certi casi il difensore del vincolo. Si propone anche di decentralizzare la terza istanza. In tutte le aree geografiche, si chiede un’impostazione più pastorale nei tribunali ecclesiastici, con una maggiore attenzione spirituale nei confronti delle persone.

101. Nelle risposte e nelle osservazioni, tenendo conto della vastità del problema pastorale dei fallimenti matrimoniali, ci si chiede se sia possibile far fronte ad esso soltanto per via processuale giudiziale. Si avanza la proposta di intraprendere una via amministrativa. In alcuni casi si propone di procedere a una verifica della coscienza delle persone interessate all’accertamento della nullità del vincolo. L’interrogativo è se vi siano altri strumenti pastorali per verificare la validità del matrimonio, da parte di presbiteri a ciò deputati. In generale, viene sollecitata una maggiore formazione specifica degli agenti pastorali in questo campo, in modo che i fedeli possano essere opportunamente aiutati.

102. Una più adeguata formazione dei fedeli riguardo ai processi di nullità aiuterebbe, in alcuni casi, ad eliminare difficoltà, come ad esempio quella di genitori che temono che un matrimonio nullo renda illegittimi i figli – segnalata da alcune Conferenze Episcopali africane. In molte risposte si insiste sul fatto che snellire il processo canonico sia utile solo se si affronta in modo integrale la pastorale familiare. Da parte di alcune Conferenze Episcopali asiatiche, si segnala il caso di matrimoni con non cristiani, che non vogliono cooperare al processo canonico.

1 Commento su “SINODO/3 SITUAZIONI IRREGOLARI E ACCESSO AI SACRAMENTI”

  1. Da divorziato con2 figli affidatimi dal Tr.Civ. (1972) inviai a G.P.II una relazione dettagliata sulla ‘mia storia’ perché privato dei Sacramenti …per «merito» del Tr.Eccl-FI inefficiente; ..diedi anche dei suggerimenti!! Il mio Vescovo affermò: “hai tirato un bel sasso in piccionaia!”. Dopo ..qualche tempo gli dissi: “però non è scappato nemmeno un piccione!!” E la soluzione è arrivata col decesso (2012)della 1ma moglie paranoica (fin da bambina!!), ….ma non dalla mia Chiesa Cattolica gerarchica!!

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