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MESSAGGIO DAGLI ANGELI DEL FANGO

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Nelle alluvioni dei due mesi scorsi, come in quelle del passato (Firenze, Biella, …) i giovani si sono distinti per l’impegno nel soccorrere, nello spalare il fango. Un encomiabile senso civico che ha loro meritato il titolo di “Angeli del fango”.
Uno di questi spalatori nell’alluvione che ha colpito Parma ha scritto questa riflessione che intreccia l’incerta condizione giovanile con l’impegno per gli altri, con la ricerca di senso e di futuro.
Un bel messaggio per noi tutti [ndr].

Io sono i Giovani per Parma
e oggi sono cresciuto.

Sono centinaia, forse migliaia. Non sono tutti ma è come se lo fossi.
Ho 24, 16, 32 anni. Sono uomo, donna; etero e LGBT.
Abito a Parma, Noceto, San Secondo, Reggio Emilia.
Sono nato in Oltretorrente, a Corcagnano, a Catanzaro, a Nairobi.
Studio molto e molto poco,
lavoro poco ma non sempre per colpa della mia pigrizia.
Ho una laurea e quest’anno mi aspetta il diploma di maturità.
Faccio sport e rimango volentieri seduto in poltrona.
Sono della Croce Rossa, della Protezione Civile, dei Vigili del Fuoco,
di società sportive o solo di me stesso.

Io sono i Giovani per Parma
e credevo di non essere nulla fino a ieri.

Ho smesso di farmi domande sul mio futuro per definizione.
Ho smesso di farmi domande sul mio passato per paura di confronti a cui non saprei come rispondere.
Parlano di me come un fannullone, un bamboccione,
un mammone, un ruba-pane.
Dicono che non ho più morale, non ho più principi.
Forse hanno anche ragione: forse non me li hanno mai insegnati.

Io sono i Giovani per Parma
e oggi ho trovato il mio presente.

Ho tolto fango dalle cantine, asciugato a secchiate cortili,
spazzato strade, aiutato anziani, portato rifiuti.
Ho le unghie piene di terra e gli occhi rossi per la stanchezza,
forse anche per qualche lacrima.
Ho la schiena a pezzi e ne sono felice.
Non importa se non sono in grado di usare una vanga;
non importa se faccio in quattro un lavoro che avrebbero potuto fare da soli;
non importa se entro in 40 centimetri di fango con Allstar e jeans.
Non importa se lavoro molto bene, decentemente o totalmente di merda.
Non importa se lavoro una, dieci o cento ore.
Non importa se non ho idea di che ore siano
perché non porto l’orologio e non voglio infangare il cellulare.
Non importa se a fine giornata
non riesco a stare senza il mio selfìe quotidiano.
Non importa se domani sarà come oggi.

Io sono i Giovani per Parma
e oggi mi sono conosciuto.

Ho facce imberbi, volti puliti, barboni e capelli rasta;
porto la coda e la frangia, ma mi piacciono anche i capelli a spazzola.
Non me ne frega niente della politica ma ne faccio tanta;
detesto chi la pensa diversamente, ma amo vedere che sono anche lui.
Sono impaccato di soldi e giro col SUV
ma sono fiero dei pantaloni che mi ha comprato la mamma al mercato.

Io sono i Giovani per Parma
e ho fratelli a Genova, Alessandria, Grosseto, Trieste.

Ho braccia più forti di qualsiasi fiume.
Ho un cuore più grande di ogni inondazione.
Fatico più di ogni erosione.

Io sono i Giovani per Parma
e in altri tempi 
mi avrebbero forse dato una medaglia.

Mi sono riversato, come mai avrei pensato di fare,
tra le vie della città in cui c’è tutto o anche solo una parte del mio cuore.
Aiuto chi ha bisogno e non chiedo assolutamente nulla in cambio.
Mi nutro dei sorrisi miei e di chi ha visto in me
una delle poche ancore di salvezza in un mare di fango.

Io sono i Giovani per Parma
e finalmente oggi sono cresciuto.

Guardo gli altri senza vergogna, senza paura del loro giudizio:
so di stare facendo qualcosa di grandissimo.
Ed è questa la medaglia più grande che mi potessero dare,
più di qualsiasi medaglia di qualsiasi istituzione.
È forse triste dirlo, ma nella disgrazia di alcuni sto trovando me stesso,
anche se mi davano per perso, o all’estero.

Io sono i Giovani per Parma
e in questo fango, tra queste mura sporche,
in questo quartiere ferito, sto innalzando uno dei pilastri più belli
che compongono il mio futuro: me stesso.

Francesco Bandini
Giovani per Parma

 

3 Commenti su “MESSAGGIO DAGLI ANGELI DEL FANGO”

  1. Si finirà una buona volta con gli stereotipi dei “giovani perduti” perché non frequentano i “nostri” ambienti ecclesiastici??? C’è da augurarsi che diventati adulti non ripetano gli errori dei loro “padri o zii” … Che Dio vi benedica e vi conserva il cuore aperto. Ciao a tutte e tutti. Giovanni

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