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AFRICA:
L’APPELLO IGNORATO

Alex Zanotelli 

Il comboniano padre Alex Zanotelli, direttore di “Mosaico di pace”, ha rilanciato ancora una volta alla stampa italiana l’appello “Rompiamo il silenzio sull’Africa”.
Sono anni, la prima volta nel 2017, che Zanotelli rilancia questo Appello, adeguando via via le urgenze, ma possiamo dire con scarso successo. Diversi media hanno dato ogni anno spazio al lancio dell’Appello, ma poi nei restanti giorni dell’anno l’informazione sull’Africa  sembra rimanere sempre al palo. Nel rilanciare l’Appello di quest’anno nella pagina “Mondo solidale”, l’online “Repubblica.it” rivendica comunque di fare eccezione.
Anche noi diamo spazio alla voce di p. Alex, consapevoli che l’Africa fa notizia solo per i flussi migratori verso l’Europa, per l’instabilità e la conseguente violenza politica in molti paesi (dal Corno d’Africa al Congo RD e ora in Niger); difficilmente si trovano informazioni che consentano di capire la complessità e la cultura di questo immenso continente composto da 54 Stati e di analizzare le nostre responsabilità, Italia e Europa, nei suoi confronti.
Anche per noi oggi che viviamo in società caratterizzate dall’informazione continua (canali all-news o breaking news) l’Africa sub-sahariana resta sconosciuta e, come i cartografi dell’antica Roma, potremmo definirla così: “hic sunt leones”. [V]

** ** ** 

Rompiamo il silenzio sull’Africa. Non vi chiedo atti eroici, ma solo di tentare di far passare ogni giorno qualche notizia per aiutare il popolo italiano a capire i drammi che tanti popoli africani stanno vivendo.

Scusate il disturbo
Scusatemi se mi rivolgo a voi in questa torrida estate, ma è la crescente sofferenza dei più poveri ed emarginati che mi spinge a farlo. Per questo, come missionario e giornalista, uso la penna per far sentire il loro grido, un grido che trova sempre meno spazio nei mass-media italiani, come in quelli di tutto il modo del resto.

Trovo infatti la maggior parte dei nostri media, sia cartacei che televisivi, così provinciali, così superficiali, così ben integrati nel mercato globale. So che i mass-media, purtroppo, sono nelle mani dei potenti gruppi economico-finanziari, per cui ognuno di voi ha ben poche possibilità di scrivere quello che veramente sta accadendo in Africa. Mi appello a voi giornalisti/e perché abbiate il coraggio di rompere l’omertà del silenzio mediatico che grava soprattutto sull’Africa.

Un silenzio inaccettabile…
È inaccettabile per me il silenzio sulla drammatica situazione nel Sud Sudan (il più giovane stato dell’Africa) ingarbugliato in una paurosa guerra civile che ha già causato almeno trecentomila morti e milioni di persone in fuga.

È inaccettabile il silenzio sul Sudan, retto da un regime dittatoriale in guerra contro il popolo sui monti del Kordofan, i Nuba, il popolo martire dell’Africa e contro le etnie del Darfur.

È inaccettabile il silenzio sulla Somalia in guerra civile da oltre trent’anni con milioni di rifugiati interni ed esterni.

È inaccettabile il silenzio sull’Eritrea, retta da uno dei regimi più oppressivi al mondo, con centinaia di migliaia di giovani in fuga verso l’Europa.

È inaccettabile il silenzio sul Centrafrica che continua ad essere dilaniato da una guerra civile che non sembra finire mai.

È inaccettabile il silenzio sulla grave situazione della zona saheliana dal Ciad al Mali dove i potenti gruppi jihadisti potrebbero costituirsi in un nuovo Califfato dell’Africa nera.

È inaccettabile il silenzio sulla situazione caotica in Libia dov’è in atto uno scontro di tutti contro tutti, causato da quella nostra maledetta guerra contro Gheddafi.

È inaccettabile il silenzio su quanto avviene nel cuore dell’Africa, soprattutto in Congo, da dove arrivano i nostri minerali più preziosi.

È inaccettabile il silenzio su trenta milioni di persone a rischio fame in Etiopia, Somalia, Sud Sudan, nord del Kenya e attorno al Lago Ciad, la peggior crisi alimentare degli ultimi 50 anni secondo l’ONU.

È inaccettabile il silenzio sui cambiamenti climatici in Africa che rischia a fine secolo di avere tre quarti del suo territorio non abitabile.

È inaccettabile il silenzio sulla vendita italiana di armi pesanti e leggere a questi paesi che non fanno che incrementare guerre sempre più feroci da cui sono costretti a fuggire milioni di profughi. (Lo scorso anno l’Italia ha esportato armi per un valore di 14 miliardi di euro!).

Da Mare Nostrum a Cimiterium Nostrum
Non conoscendo tutto questo è chiaro che il popolo italiano non può capire perché così tanta gente stia fuggendo dalle loro terre rischiando la propria vita per arrivare da noi. Questo crea la paranoia dell’“invasione”, furbescamente alimentata anche da partiti xenofobi. Questo forza i governi europei a tentare di bloccare i migranti provenienti dal continente nero con l’Africa Compact, contratti fatti con i governi africani per bloccare i migranti. Ma i disperati della storia nessuno li fermerà.

Questa non è una questione emergenziale, ma strutturale al sistema economico-finanziario. L’ONU si aspetta già entro il 2050 circa cinquanta milioni di profughi climatici solo dall’Africa. Ed ora i nostri politici gridano: «Aiutiamoli a casa loro», dopo che per secoli li abbiamo saccheggiati e continuiamo a farlo con una politica economica che va a beneficio delle nostre banche e delle nostre imprese, dall’ENI a Finmeccanica.

E così ci troviamo con un Mare Nostrum che è diventato Cimiterium Nostrum dove sono naufragati decine di migliaia di profughi e con loro sta naufragando anche l’Europa come patria dei diritti. Davanti a tutto questo non possiamo rimane in silenzio. (I nostri nipoti non diranno forse quello che noi oggi diciamo dei nazisti?).

Un Africa Compact giornalistico
Per questo vi prego di rompere questo silenzio-stampa sull’Africa, forzando i vostri media a parlarne. Per realizzare questo, non sarebbe possibile una lettera firmata da migliaia di voi da inviare alla Commissione di Sorveglianza della RAI e alle grandi testate nazionali?

E se fosse proprio la Federazione Nazionale Stampa Italiana (FNSI) a fare questo gesto? Non potrebbe essere questo un’Africa Compact giornalistico, molto più utile al Continente che non i vari Trattati firmati dai governi per bloccare i migranti?

Non possiamo rimanere in silenzio davanti a un’altra Shoah che si sta svolgendo sotto i nostri occhi. Diamoci tutti/e da fare perché si rompa questo maledetto silenzio sull’Africa.

Alex Zanotelli
Padre comboniano, direttore di “Mosaico di Pace”, mensile promosso da Pax Christi

[Pubblicato l’11.8.2023]
[L’immagine che correda l’articolo è ripresa dal sito: www.actionaid.it]

2 Commenti su “AFRICA:
L’APPELLO IGNORATO”

  1. AFRICA vuol dire RADICALITA’ delle situazioni non immaginabili da noi che viviamo in una realtà spesso artificiale, ma che ci sembra normale. Non ci sono né ci saranno “piani Mattei” che tengano. Siamo invasi da una cultura economicista che non è capace di mettere in campo una politica di ampiezza almeno generazionale. Questo significa farci esplicitamente carico di sacrificare una parte rilevante del nostro benessere se non vogliamo essere sopraffatti dagli eventi che neghiamo nella radicalità. Vediamo ma non ascoltiamo il grido sconvolgente di una sofferenza immane che travolge la maggioranza dell’Umanità. Non abbiamo neppure il pudore delle nostre affabulazioni offensive della verità. Da questa realtà mi sento sopraffatto e non riesco neppure ad immaginare la radicalità della mia responsabilità soprattutto per il peccato delle omissioni.
    Franco Tegoni

  2. Ha ragione, padre Zanotelli: l’Africa è dimenticata. Rispondo da giornalista (ora in pensione, purtroppo…). La stampa italiana non ha un servizio di corrispondenti adeguato, e non solo dai Paesi del Sahel. Io sono stato per anni abbonato di “le Monde”, il quale aveva servizi regolari, da corrispondenti accreditati, che nei Paesi di destinazione stavano anni e potevano scriverne con autorevolezza. Pochi giornali italiani hanno corrispondenti stabili: non “inviati speciali” che non servono per l’approfondimento, anche in Paesi europei importanti. Abbondano invece di chiacchiere sulla politica italiano e sulle schermaglie tra partiti, raccogliendo cicche, non informazioni. Nelle ultime settimane ho vissuto parecchio in Italia e i giornali mi hanno molto deluso.

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