BOSE: LA TRACCIA DEL VANGELO
Ci sono persone che sanno innamorarsi, che non hanno paura di farlo e soprattutto di ammetterlo.
Se l’amore è autentico e generoso non potrà che dir bene, sempre, di chi ha amato, anche se l’altro lo avrà deluso, tradito o se ne sarà andato per seguire altre strade.
Riccardo Larini suscita questa impressione nello scrivere il suo libro su Bose. C’è uno struggente affetto che trasuda dalle righe del testo, una passione rimasta forte e sincera, che non gli ha tolto lucidità e fermezza nel ricostruire la “parabola di Bose”. Come dichiara lui stesso nella prefazione, e poi nell’epilogo: “Bose è stata ed è una traccia autentica della freccia del Vangelo scagliata da Betlemme duemila anni fa e che ha per bersaglio l’eternità “.
BOSE: una lampada accesa da una scintilla della fiamma dello Spirito Santo che proprio negli anni ’60 sospinse in avanti tutta la Chiesa grazie alle audaci riflessioni del Concilio Vaticano II.
Larini è stato attratto dalla luce sprigionatasi da quel piccolo borgo sulla Serra di Ivrea. Si è fermato lì per alcuni anni come monaco, dedicandosi totalmente a quella vita di preghiera e di lavoro, di convivialità e di studio, lasciando sicuramente un pezzo del suo cuore tra i silenzi carichi di senso e i grandi appuntamenti spirituali vissuti tra quelle poche case immerse nel verde.
Colpito e vivamente rattristato dagli ultimi eventi che hanno generato tanta sofferenza ai suoi fratelli e alle sorelle di Bose, ha ritenuto giusto e doveroso offrire un contributo di verità e giustizia, essendo stato testimone della vita e dei percorsi della comunità. Tutto questo per amore dei suoi fratelli e per consolazione e chiarimento a favore degli amici ed ospiti che hanno frequentato Bose in questi cinquant’anni.
Leggendo il libro sembra di essere presi per mano da una guida paziente e scrupolosa che cerca di far conoscere ed apprezzare, senza tacerne le criticità, l’evoluzione di un cammino che ha inciso profondamente nella vita di uomini e donne del nostro tempo. E lo fa incastonando questa straordinaria esperienza nella Storia, umana ed ecclesiale degli anni ’60, esperienza figlia di un anelito di radicalità evangelica e di riscoperta delle proprie origini, presente già da decenni in tutte le chiese cristiane.
Il suo è un percorso lucido e accurato, fondato su documenti e fatti che hanno contraddistinto i passaggi salienti della comunità. Non si fa scrupolo di mettere a nudo nervi scoperti e tessuti dolenti che si nascondono sotto la pelle attraente e profumata di questo “corpo” in crescita che è Bose. Convinto, come dice nella prefazione, e ripete anche in seguito, che “le radici di Bose sono solidissime”, non teme di dimostrare in quali occasioni si siano palesate criticità, mancanze di dialogo, incomprensioni, intromissioni indebite e pericolosi snaturamenti delle intuizioni delle origini. Illustra, infatti, con dovizia di particolari e opportuni schemi e prospetti i grandi risultati raggiunti nel numero di vocazioni, negli incisivi eventi spirituali e culturali che hanno favorito proficui scambi ecumenici, nell’affluenza in crescita degli ospiti, nell’avvio di attività gestite in proprio dalla comunità, lasciando trasparire che probabilmente l’inizio dei problemi e della crisi coincidono coi momenti di massimo splendore. Soprattutto difende la bellezza e la ricchezza di Bose, pur evidenziando che talune situazioni hanno generato sofferenze alle singole persone e aperto crepe nello spirito unitario della comunità.
Da ultimo denuncia, con misurata veemenza, l’intervento della Santa Sede, avvenuto dopo le dimissioni di Enzo Bianchi e le successive difficoltà sorte tra i monaci, dimostratosi come una presa di posizione orchestrata e attesa da tempo, con lo scopo di imbrigliare l’esperienza bosina e di limitarne la portata profetica ed evangelizzatrice.
Per fortuna Larini, grazie alla propria fede e all’amore incrollabile per Bose, riesce a guardare avanti, suggerendo alcune possibili e salutari correzioni per la rinascita di questa esperienza.
Giustamente l’Autore parla di radici, come se Bose fosse un albero invecchiato e bisognoso di ritrovare linfa nuova e cieli aperti sopra di sé.
L’economista e studioso di teologia Luigino Bruni, in una serie di articoli su comunità, carismi e fondatori, a proposito dell’importanza delle radici per le piante afferma: “Non commettiamo l’errore di pensare che le radici siano il passato, magari immutabili e statiche; nelle piante le radici sono anche il passato, ma soprattutto il presente e il futuro. Se un carisma riesce a diventare pianta è resiliente alle crisi, diventa molto difficile farlo morire. Deve però rallentare, sviluppare nuovi sensi, crescere in profondità, conoscere tutto il bosco e imparare nuovi linguaggi per cooperare con alberi diversi”.
L’auspicio di Larini è che tutto ciò accada a patto che ogni protagonista di questa vicenda ritrovi il bandolo della matassa, affidandosi a quella verità del Vangelo che è alla base del proprio credo.
Elisabetta Melegari
Riccardo Larini, Bose. La traccia del Vangelo, Larini Ruudus OÜ, Tallinn 20212
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