Home > Rubriche > Le nostre letture > Parola di Dio > IL SETTANTUNESIMO SENSO
Stampa

IL SETTANTUNESIMO SENSO

“L’altro Gesù a cui si riferisce questo libro è quello con il quale si confrontarono i primi cristiani, prima dei grandi Concili e del formarsi delle teologie cristiane. In quell’inizio esisteva soltanto la memoria e il midrash del rabbi di Nazareth”. Così scrive Luigi Berzano a pag. 63 del suo libro Un altro Gesù, il tempo e le parole di un uomo”, originale per impostazione e ricchezza di contenuti. La vita e il messaggio di Gesù sono ambientati nella storia e nei luoghi della Palestina e continuamente confrontati con altre religioni, la filosofia greca, la tradizione ebraica, l’etimologia delle parole evangeliche e tanto altro ancora.
Non si tratta, tuttavia, di un discorso erudito o solo teorico: la Parola è scrutata per divenire luce della propria vita, in un mondo ricco di contraddizioni, perché il Vangelo, interpretato e accolto nel proprio cuore, possa donare la capacità di vivere con lo stile di quel giovane rabbino, viandante tra i villaggi della Galilea e Giudea.
L’introduzione del saggio spiega come la Torà debba continuamente essere interpretata e arricchita dalla pluralità di possibili visioni: “La gioia di Dio sgorga proprio dal vedere il ricercare dell’uomo”. Anche Gesù è stato un ricercatore e se ogni parola della Torà ha settanta sensi possibili, il suo messaggio, che ha annunciato la libertà dalla legge e il primato dell’amore, rappresenta il “settantunesimo senso”.
Il sociologo e prete cattolico Berzano ripercorre la storia del giovane Maestro che tutti chiamavano Yeshùa, articolando il discorso in quattro ampi capitoli: incontrare, far nascere, dieci dimore divine, transiti. Azzardiamo una breve sintesi di ciascun capitolo, consapevoli che poche righe possono dare solo una idea limitata di un contenuto molto ampio e articolato.
Incontrare e creare sempre nuove relazioni umane era la caratteristica del Rabbì di Nazareth, viandante tra i villaggi della Palestina. Egli ha preso sul serio il comando a farsi prossimo ricordato nel libro del Levitico (19,18) e lo ha coniugato con il comandamento dell’amore, così come è custodito nel libro del Cantico dei Cantici; il suo messaggio indica la bellezza di una vita attiva, vera, spesa per gli altri, che si fa prossima come accadde al buon Samaritano.
Far nascere commenta alcune parabole (quella del seme, dei talenti, del giudice che non rispettava nessuno) e alcuni racconti (quello della vedova di Naim, della traversata del lago di Tiberiade, della storia di Zaccheo, della guarigione dei lebbrosi, dei due discepoli di Emmaus). In una vita ben riuscita “si intrecciano due forze che spiegano la vita e la crescita di ogni creatura e così il funzionamento dell’universo, come se Gesù volesse far capire come si regge questo mondo, e anche il mondo nuovo che chiamò regno di Dio”. Queste forze sono quelle della necessità di sacrificare l’ego per far germogliare la propria vera identità e della capacità di distacco dai risultati delle proprie azioni.
Le dieci dimore divine ricordano la mistica ebraica dei palazzi celesti e le quattro dimore divine nel buddhismo (gentilezza amorevole, compassione, gioia compartecipe, equanimità). In questa parte domina l’importanza della “narrazione”, dei racconti e delle parabole usate da Gesù per annunciare, soprattutto alle persone semplici, l’amore-agàpe. Era un linguaggio chiaro, un “bel racconto” (euanghèlion), diverso da quello teologico odierno, spesso incomprensibile. La domanda che pone il libro è, quindi, quella di come tornare a far risplendere l’annuncio della Parola. “Il fascino di Gesù scaturiva dalla sua vita e dalla sua persona, più che dal suo ruolo di maestro, … il parlare di Gesù era ricco di poesia, di simboli, di storia, di associazioni, di luce”.
Transiti: oltre questa vita esiste un mondo nuovo, che cresce durante la vita vissuta in quello presente. “Anche Gesù divenne cristiano poco a poco” e tante sono le sue trasformazioni raccontate nel Vangelo, dal dialogo con la Samaritana fino alla Resurrezione.
Una riflessione molto attuale di quest’ultimo capitolo riguarda la festa e il “dies Domini”, dal momento della sua istituzione a come ero vissuto dai primi cristiani, nel medioevo, fino ad arrivare ai nostri giorni. La competizione con i mercati festivi richiede oggi “che la liturgia delle comunità cristiane dedichi grande attenzione anche alla forma dei suoi riti”.
Questo è un libro che ci fa riscoprire il fascino della persona e del modo di parlare di Gesù e che ci interroga seriamente se il nostro stile di vita e quello delle nostre comunità cristiane corrisponda ancora al suo messaggio originale.

Emilio Binini

Luigi Berzano, Un altro Gesù, il tempo e le parole di un uomo, Elledici, Torino 2020, pp. 204.

Articoli correlati

LA MESSA È SBIADITA E LA PANDEMIA NON C’ENTRA
La partecipazione ai riti religiosi in Italia fra il 1993 e il 2019

AI FIGLI SI VUOL GARANTIRE TUTTO TRANNE LA FEDE
La nuova religione degli adulti è la giovinezza

KENOSIS
La spogliazione che salva

LA RINASCITA DEL PENSIERO FEMMINILE
COINCIDE CON L’ALBA DEL MODERNO

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie tecnici da parte nostra. [ info ]

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi