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IL VATICANO II E’ UNA STORIA

L’opera storica di riferimento sul Concilio Vaticano II resta quella diretta da Giuseppe Alberigo e pubblicata in Italia tra il 1995 e il 2001. E’ la più ampia e ha un’autorevolezza accademica ineguagliata, per il vasto raggio delle collaborazioni a livello internazionale che ne hanno consentito la realizzazione. Nel cinquantesimo dall’inizio del Concilio è iniziata la sua ristampa che va salutata come un avvenimento: la ripresa di interesse attorno al Vaticano II e il risveglio di anticorpi conciliari che sembravano sopiti necessitano di strumenti che aiutino ad accostarsi all’evento che è’ stata “la grande grazia per la Chiesa del XX secolo” (Giovanni Paolo II).

Quest’opera ha anche subito attacchi violenti con cui si è tentato di ridimensionarla e delegittimarla, anche da parte di influenti esponenti della gerarchia cattolica. Da sempre la ricerca storica è oggetto di controversie, per come va a de-costruire e mettere in discussione visioni ritenute certe e definitiva. In particolare, in riferimento all’istituzione religiosa, il discorso storico mette in luce mutamenti e pluralità che non piacciono a chi vuole vedere solo uniformità. Il Concilio e la sua interpretazione hanno un tale peso nel dare forma alla chiesa cattolica di oggi suscitare inevitabilmente conflitti. Il solo parlare del Vaticano II come di una storia, quando prima di quest’opera la letteratura sul Concilio si articolava nei commentari ai diversi documenti, è un dato critico, perché prospetta diverse “possibilità di chiesa”, riconducibili a visioni non facilmente armonizzabili. Si pensi solo a tutta la riflessione sul rapporto chiesa-mondo… Questa storia documenta l’emergere di una possibilità che non da tutti è bene accetta.

Anche nel passaggio a una nuova stagione di ricerca, la “Storia” diretta da Alberigo rimane ormai un presupposto che, se accettato o rifiutato, fa la differenza. Vale quindi la pena di leggerla direttamente, anche per verificare la consistenza di certe critiche. Alberto Melloni ha scritto, per questa nuova edizione, una nutrita introduzione che fa una panoramica della recezione dell’opera, confrontandosi con gli attacchi ricevuti. Evidenzio solo tre aspetti.

1. Attribuire questa “Storia” a una ipotetica Scuola di Bologna, come fa qualcuno, è inesatto e sottintende l’intento di minimizzarla, come a dire che è il lavoro di un circolo di studiosi circoscritto nella sua entità e nella sua autorevolezza. In realtà, come si vede dagli autori e dagli studiosi coinvolti in una serie di convegni e di scambi a livello mondiale, all’origine c’è una collaborazione dall’orizzonte internazionale. Fa sorridere che, alla notizia della nomina cardinalizia dell’arcivescovo di Manila Luis Antonio Tagle (tra le figure di spicco del cattolicesimo asiatico) un giornalista italiano lo abbia definito “adepto della Scuola di Bologna”.

2. Un secondo aspetto è l’etichetta sbrigativa con cui la “Storia del Concilio” è additata come esempio di ermeneutica della discontinuità, richiamando il discorso di Benedetto XVI del dicembre 2005 per screditarla. Nessuno ha però mai precisato dove effettivamente quest’opera abbia ravvisato l’emergere di una chiesa cattolica distaccata dalla sua storia precedente, come se fosse nata con il Vaticano II. E’ più appropriato parlare di una nuova possibilità storica di chiesa, dentro a un’inedita situazione storica, nel contesto di una bimillenaria vicenda ecclesiale che è più ampia e ricca di quanto molti danno a intendere: la prospettiva è quella dell’aggiornamento (ma si potrebbe parlare anche di riforma o rinnovamento) intuito e voluto da Giovanni XXIII.

3. L’interpretazione del Concilio, infine, non può prescindere dai testi, ma nemmeno dalla vicenda di chiesa in cui essi sono nati. E’ il discorso del Vaticano II, o dello spirito del Concilio, che non è un trucco per legittimare eresie e sovversioni. La fede cristiana e l’essere chiesa non si sono mai esauriti nei testi magisteriali, ma hanno preso corpo in una storia (come è avvenuto per la Parola fatta carne). Ogni tempo, anche l’oggi, con i suoi mutamenti pone alla comunità cristiana domande nuove interpellando forme e formule nuove, per quanto radicate nel passato, per trasmettere il Vangelo di sempre. Questo è il magistero extra-testuale del Concilio, quello di una “chiesa in atto”. Anche il cardinale Scola ha di recente parlato di una “sporgenza” dell’evento conciliare rispetto ai testi. E’ per non perdere la capacità di leggere i segni dei tempi, allora, che la lezione della storia del Vaticano II non va persa.

Christian Albini

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