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IN MEMORIA DI VITTORIO BELLAVITE

Vittorio Bellavite, in basso a sinistra, nella Chiesa e nella società
È stata una vita intensa, quella di Vittorio Bellavite. Una vita da protagonista della storia ecclesiale e politica degli ultimi 60 anni, ma esente da ogni forma di protagonismo personale, spesso in ruoli di direzione e leadership, ma sempre assunti per spirito di servizio e senso di responsabilità, senza neppure un accenno di quel narcisismo piuttosto frequente anche in piccole organizzazioni. Già all’inizio degli anni ‘60, forte del riferimento al  don Primo Mazzolari  di Adesso, era divenuto presidente degli studenti dell’Università cattolica, contestando la chiusura delle autorità ecclesiastiche dell’ateneo, il che gli valse il soprannome di “Saint Just” (il braccio destro di Robespierre), un deludente incontro in Vaticano con l’allora card. Montini, arcivescovo di Milano, e una sanzione da parte del Senato accademico finita nel nulla. Poi nel 1965 si trasferì a Roma all’Ufficio Studi nazionale delle Acli, che cominciavano a discutere del superamento del collateralismo con la Democrazia cristiana e di un nuovo rapporto positivo coi partiti della sinistra. A questo dibattito Bellavite partecipava attivamente, come pure ai nascenti gruppi spontanei di base di cristiani, tra cui, in particolare, Ora Sesta, fondato da  don Luisito Bianchi, poi divenuto prete operaio.

Rientrato a Milano nel 1967 per sposarsi con Pinuccia, nel 1971 fu uno dei promotori, con l’ex presidente aclista Livio Labor, del Movimento politico dei lavoratori (Mpl), un nuovo partito laico, ma destinato nelle intenzioni a rompere l’unità politica dei cattolici e collocarsi esplicitamente a sinistra. L’insuccesso alle elezioni del 1972 decretò la fine dell’Mpl, la cui corrente maggioritaria, guidata da Labor, scelse di entrare nel Partito Socialista Italiano, mentre Bellavite e la minoranza si unì alla corrente di sinistra del Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria, anch’esso scioltosi dopo essere rimasto senza rappresentanza parlamentare, per formare il Partito di Unità Proletaria, che lui stesso coordinava a Milano come aveva già fatto con l’Mpl. Da allora e fino alla confluenza nel 1991 di Democrazia Proletaria nel Partito della Rifondazione Comunista (cui non aderì), Bellavite partecipò, quasi sempre da dirigente, alla tormentata parabola della “nuova sinistra”, nella quale, insieme a figure come Domenico Jervolino, rappresentò un’area di cristiani che, senza negare la propria fede, anzi a partire da essa e manifestandola anche pubblicamente, partecipava al pari degli altri e in modo laico a partiti di ispirazione marxista, sostenendo comunque una visione estremamente critica verso il comunismo realizzato e contestando una visione totalizzante della politica.

Nel frattempo Bellavite divenne professore di Diritto ed Economia nella scuole superiori, attività sempre svolta in una ricerca innovativa, e nel 1973 fu tra i promotori del movimento dei Cristiani per il Socialismo (Cps), che fu l’espressione più direttamente politica del variegato e diffuso “dissenso cattolico”, riflettendo in particolare sulla possibilità di essere al contempo cristiani e marxisti, di vivere un ecumenismo fondato sull’impegno condiviso per una società più giusta, di operare per una Chiesa più libera in uno Stato pienamente laico, per esempio rifiutando il regime concordatario, ecc. Il movimento durò fino alla fine degli anni ‘70, partecipando, tra l’altro, alla campagna dei Cattolici per il No al referendum del 1974 per abrogare la legge sul divorzio.

Negli anni ‘90, rimasto senza partito, dopo un periodo speso a dirigere il Centro di Iniziativa Politica e Culturale (Cipec), Bellavite aderì a Noi Siamo Chiesa, un movimento per la riforma delle strutture ecclesiastiche nato in Austria nel 1995 e divenuto internazionale l’anno dopo, e nel 2004 ne assunse formalmente il ruolo di coordinatore nazionale. Oltre a garantire la realizzazione di una sorprendente mole di attività in Italia – grazie alla propria abilità di coniugare una robusta elaborazione intellettuale e una grande capacità organizzativa, che, con un oscuro e paziente lavoro di tessitura di relazioni, ha condotto alla creazione di reti come “Chiesa di tutti Chiesa dei poveri” – Bellavite ha contributo molto al movimento internazionale, sollecitandolo sempre a non chiudersi nelle rivendicazioni intraecclesiali e nella cornice europea, e promuovendone il coinvolgimento nei Forum sociali mondiali e lo sviluppo dei legami con la Teologia della Liberazione. Il suo sguardo lungo e ampio, unito all’estraneità a qualunque ansia di “autopromozione”, hanno guadagnato al piccolo gruppo italiano autorevolezza agli occhi delle ben più consistenti sezioni mitteleuropee e più volte egli è stato sollecitato a divenirne coordinatore internazionale, un invito sempre rifiutato per la convinzione di dover dare priorità alla promozione del gruppo italiano, un impegno concretatosi per l’ultima volta in marzo nella stesura di un lungo documento di bilancio del decennale pontificato di Francesco. (Mauto Castagnaro, in Adista Notizie, n. 15/22.4.2023)

In memoria
Mauro Castagnaro, Orazione funebre per Vittorio Bellavite (14 aprile 2023)

 

Da blog e giornali
Vittorio Bonanni, Addio a Vittorio Bellavite (www.terzogiornale.it, 14.4.2023)
C3dem, Un impegno per la Chiesa del presente (c3dem.it, 13.4.2023)
Zita Dazzi
Morto a Milano Vittorio Bellavite, animatore del movimento di cattolici di base ‘Noi siamo chiesa’ (la Repubblica/Milano, 13.4.2023)
***, Il cordoglio Rete Pace Disarmo (retepacedisarmo.org, 12.4.2023)

 

Alcuni interventi di Vittorio Bellavite
Dieci anni di pontificato di papa Francesco (intervista a Radio Radicale, 17 marzo 2023)
Comunione e Liberazione: un cattolicesimo vicino al potere (www.terzogiornale.it, 30 agosto 2022)
Zuppi dalla parte degli ultimi (www.terzogiornale.it, 2 giugno 2022)
Vent’anni: il passato e il presente di Noi Siamo Chiesa (28 maggio 2016)
Ai Funerali di don Luisito Bianchi (gennaio 2012)

[Le immagini sono riprese da: C3dem; retepacedisarmo.org; ]

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