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Caravaggio, San Matteo e l'angelo (1602,part.) - Roma, San Luigi dei Francesi

LA PAROLA UN TESORO NASCOSTO

Gianni Manziega

Caravaggio, San Matteo e l'angelo (1602,part.) - Roma, San Luigi dei Francesi

“Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo” (Mt 13,44).

Nella riflessione che Papa Francesco ha proposto ai membri della Pontificia Commissione Biblica il 12 aprile 2013, ha esordito dicendo: «Le Sacre Scritture sono, come si sa, la testimonianza in forma scritta della Parola divina (…). La Parola di Dio precede ed eccede la Bibbia. È per questo che la nostra fede non ha al centro soltanto un libro, ma una storia di salvezza, e soprattutto una persona: Gesù Cristo, Parola di Dio fatta carne».

Una sovrapposizione impertinente
È un fatto: quando si dice “Parola di Dio” si pensa immediatamente e unicamente alle Sacre Scritture. Non c’è dubbio, la Bibbia è Parola di Dio; più esattamente: nella Bibbia c’è Parola di Dio, che va ricercata nel testo, collocata all’interno di una lunghissima storia religiosa e culturale, la storia travagliata di un popolo, credente e ribelle, a cui Dio ha offerto la sua alleanza e ha manifestato la sua fedeltà attraverso interventi prodigiosi.

“Normalmente noi sovrapponiamo ‘Parola di Dio’ e ‘Bibbia’: quando diciamo ‘Parola di Dio’ intendiamo la Bibbia (le Sante Scritture), e quando diciamo ‘Sante Scritture’ intendiamo ‘Parola di Dio’. Questa sovrapposizione non è pertinente (…). Dio parla in molti modi, non solo attraverso la parola scritta»[1], consegnata al popolo eletto a favore dell’intera umanità. Perché il Dio creatore di ogni essere umano è il Dio della salvezza per tutti gli uomini e le donne da lui creati: “Volgetevi a me e sarete salvi, voi tutti confini della terra, perché io sono Dio, non ce n’è altri” (Is 45,22).

Orecchio attento e cuore retto
Nelle prime pagine della Genesi si racconta che Dio, vedendo la grande malvagità degli uomini, si rivolge a Noè, uomo giusto, e gli parla: “È venuta per me la fine di ogni uomo, perché la terra, per causa loro, è piena di violenza; ecco, io li distruggerò insieme con la terra. Fatti un’arca di legno di cipresso (…); ecco io stabilisco la mia alleanza con voi: non sarà più distrutta alcuna carne dalle acque del diluvio, né il diluvio devasterà più la terra” (Gen 6 e 7, passim).

L’alleanza stipulata da Dio con Noè sancisce l’impegno gratuito del Signore nei confronti di tutti i popoli e gli esseri viventi che sono sulla terra. Le prime pagine della Bibbia ci consegnano un Dio che offre il suo amore – la sua parola/messaggio di salvezza – a tutta l’umanità. L’uomo “giusto” sa ascoltare. Ma ci vuole l’orecchio attento e il cuore retto.

La voce del creato
Dio parla all’umanità attraverso la creazione, opera delle sue mani: “Ciò che di Dio si può conoscere è manifesto, Dio stesso lo ha manifestato. Infatti le sue perfezioni invisibili, ossia la sua eterna potenza e divinità, vengono contemplate e comprese dalla creazione del mondo, attraverso le opere da lui compiute” (Rom 1,19-20).

Il concetto paolino è ribadito dal Concilio Vaticano II, nella Costituzione dogmatica Dei Verbum (n. 6): “Dio, principio e fine di tutte le cose, può essere conosciuto con certezza con il lume naturale dell’umana ragione dalle cose create”.

Si racconta che un padre del deserto riusciva a parlare di Dio con una profondità sconosciuta ai grandi teologi. Un giorno qualcuno gli chiese: “Padre, ma dove hai attinto tanta saggezza? Quale libro, di cui mi potresti consigliare la lettura, hai meditato?”.

Il monaco uscì dalla cella e mostrando le colline, le montagne, il cielo…, rispose: “Questo è il libro che ogni giorno mi parla di Dio e mi dice la sua bontà; questa bellezza mi consegna ogni giorno un messaggio d’amore infinito”. Saper contemplare, saper sognare… Saper cercare…

La voce della coscienza e della sapienza
Dio parla attraverso la coscienza retta. Ogni essere umano – maschio e femmina – è creato a immagine di Dio e porta in sè il sigillo del suo progetto d’amore. La cultura ebraica usa il termine cuore per indicare quella che noi chiamiamo coscienza. Il cuore “non indurito” “ode la sua voce” (vedi Eb 3,15).

La Costituzione pastorale del Concilio Vaticano II Gaudium et spes dichiara: “Nell’intimo della coscienza l’uomo scopre una legge che non è lui a darsi, ma alla quale invece deve obbedire, e la cui voce, che lo chiama sempre ad amare e a fare il bene e a fuggire il male (…). L’uomo ha in realtà una legge scritta da Dio dentro al suo cuore; obbedire è la dignità stessa dell’uomo, e secondo questa egli sarà giudicato” (n. 16).

Dio parla attraverso la sapienza umana, “la quale attrae con soavità la mente a cercare e ad amare il vero e il bene e, quando l’uomo ne è ripieno, lo conduce attraverso il visibile all’invisibile” (Gaudium et spes, n. 5). Molti passi dei biblici libri sapienziali sono frutto del pensiero dei vicini popoli mediorientali e, inseriti nella Bibbia, vengono perciò considerati Parola di Dio.

I padri della chiesa (Giustino, Clemente di Alessandria…) hanno parlato del logos spermaticòs (la Parola di Dio seminata nel mondo): semi di Verità presenti nella sapienza umana. Semi di Verità che salva, da cercare come il mercante della parabola che, alla ricerca di perle preziose, appena ne trova una di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra (Mt 13,45-46).

Un tesoro da cercare
Dio parla soprattutto attraverso la Parola rivelata e raccolta nella Bibbia, ma parla per mezzo di uomini e alla maniera umana, perciò “l’interprete della Sacra Scrittura, per capir bene ciò che Egli ha voluto comunicarci, deve ricercare con attenzione che cosa gli agiografi abbiano inteso significare e a Dio sia piaciuto manifestare con le loro parole” (Dei Verbum, n. 12).

Bisogna saper collocare i racconti nelle diverse circostanze e secondo le condizioni del tempo e della cultura, distinguere i generi letterari, conoscere il senso del testo originario… Ma soprattutto tener presente che il redattore non era interessato a raccontare fatti, ma intendeva comunicare un “messaggio di salvezza”.

La vera esegesi nasce dalla preghiera: la Bibbia si legge sostenuti dalla sapienza che viene dallo Spirito e che solo lo Spirito può comunicare. Sempre, e ancora una volta, la Parola di Dio è il tesoro a noi donato e che noi dobbiamo cercare. La fede è all’incrocio di due libertà.

Parola d’uomo che parla di Dio
«Mai potrà capire ciò che la Bibbia insegna sull’uomo e su Dio, chi la considera Parola di Dio giunta a noi nella storia (…) quasi sotto la sua dettatura più o meno diretta e materiale. Mai potrà esserne un buon maestro di lettura colui che la presenta come ‘Parola spirituale’ in sè perfetta e compiuta, anche se trasmessa in forme materiali imperfette e fragili; come ‘Verità eternamente identica a se stessa’, anche se incarnata in contingenze storico-culturali variabili.

Questa ispirazione della Bibbia(…) è una concezione sbagliata e inaccettabile, perché la formazione della Bibbia segue esattamente il cammino inverso.

La Bibbia nasce come parola dell’uomo che dice Dio, in quanto sente urgere dentro di sé l’interrogativo sull’origine della propria esistenza e dell’esistenza di quanto lo circonda, e gli consente di vivere (…). Nasce dal fatto che egli coglie il mistero come nascosta presenza di una sorgente di vita che tutto trascende, (…) come messaggio e stimolo che da oltre viene, proprio come la vita e la morte, qualificandosi dunque come rivelazione»[2].

Perla e tesoro
È, infine, Gesù di Nazaret la Parola che, al tempo stabilito dal Padre, “si è fatta carne” (Gv 1,14). Il profeta di Nazaret, riconosciuto come il Cristo, è la Parola per eccellenza di Dio, la Parola ultima che porta a compimento la storia della salvezza. È il farsi “nulla” di Dio. Ma i gesti e le parole del Figlio rimangono pur sempre parole e gesti umani oltre che Parola divina. E perciò vanno uditi/visti/meditati/interiorizzati, “contemplando lo Spirito”.

Così accadde a Giovanni, il precursore, sulla riva del Giordano: “Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo. E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio” (Gv 1,32-34). Solo lo Spirito apre gli occhi e il cuore.

Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra” (Mt 13,45-46).

Dio parla in molti modi all’umanità; sempre la sua Parola è il dono prezioso, che può tuttavia rimanere senza accoglienza se non è cercato come perla di grande valore, come tesoro nascosto. Perla e tesoro: il Regno di Dio e la Parola che lo annuncia.

Gianni Manziega
Presbitero, direttore  di “Esodo”, rivista aderente alla Rete dei Viandanti.  L’articolo si trova  sul n. 3/2017 della rivista. 

Note
[1]
Dall’intervento tenuto dal cardinal Marco Cè ai gruppi di ascolto – Patriarcato di Venezia, 11 settembre 2006.
[2] Aldo Bodrato, da “Tempi di fraternità”, n. 1 – gennaio 2009.

2 Commenti su “LA PAROLA UN TESORO NASCOSTO”

  1. Che libertà viene dall’esercizio di discernere questa Parola di Dio disseminata in noi e attorno a noi! L’essere protesi ad accoglierla, il gioire per ogni riconoscimento ci fa crescere in familiarità. E’ il cammino per riconoscerci figli nel Suo nome.

  2. Che gioia leggere quest’articolo!Chissà quando questi concetti, che nei laboratori di incontro con la Parola con modalità di Bibliodramma, tocchiamo con mano, occhi, orecchie, emozioni, saranno realmente normalmente presi in considerazione nelle realtà parrocchiali!

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