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NON LASCIARE SOLO FRANCESCO
IL PAPA DELLA RIFORMA

Franco Ferrari, Francesco il papa della riforma. La conversione non può lasciare le cose come stanno, Paoline, Milano 2020, p. 256

Recensioni di:
– Giampiero Forcesi
– Augusto Fontana 

Giampiero Forcesi –  E’ fresco di stampa un libro che ci aiuta a fare il punto sullo straordinario pontificato di papa Bergoglio. Si chiama Francesco il papa della riforma ed è edito dalle Paoline (costo: 17 Euro). Lo ha scritto Franco Ferrari, un giornalista che è stato coordinatore editoriale di Cittadella editrice di Assisi e che oggi è caporedattore di “Missione Oggi”.

Ferrari, da qualche anno, ha dato vita all’Associazione Viandanti, che raccoglie gruppi ecclesiali e riviste impegnati nel rinnovamento della chiesa; ed è anche da questa collocazione che ha seguito passo passo l’avventura di papa Bergoglio.

Il libro ha molti meriti: documenta con grande chiarezza il percorso riformatore messo in atto da Francesco, ricostruendone la genesi nella fase finale del pontificato di Benedetto XVI e nelle istanze emerse nelle Congregazioni che hanno preceduto il conclave, e poi illustrando le direzioni di marcia che Bergoglio ha intrapreso in questi primi sette anni di guida della chiesa. Il testo ha uno stile asciutto, conciso. Non ha mire teologiche, e non eccede in riferimenti bibliografici e citazioni di documenti.

In 240 pagine offre uno spaccato ben articolato di quanto Francesco ha messo in moto e delle difficoltà e opposizioni che ha trovato. Riforma del papato, riforma della curia, sinodalità, centralità del popolo, critica dell’economia che scarta gli uomini, centralità dei movimenti popolari, primato della misericordia, critica al clericalismo, questione degli abusi, unità dei cristiani e fratellanza umana, carattere poliedrico della cultura riformatrice di Bergoglio, le diverse opposizioni contro di lui: sono i temi della quindicina di capitoli in cui si articola il libro, a cui fanno seguito alcune considerazioni conclusive e un’utile cronologia dei documenti e dei fatti di rilievo del pontificato. Ogni capitolo ricostruisce con grande vivacità e immediatezza quanto avvenuto rispetto a quella singola tematica, gli ostacoli incontrati, il metodo seguito.

Il libro non è per nulla agiografico: Ferrari, qua e là, indica dove gli sembra che Francesco sia stato troppo cauto o troppo lento (per esempio in tema di valorizzazione effettiva dei laici, non intervenendo sul Codice di diritto canonico, o in tema di abusi sessuali, dove l’obiettivo “tolleranza zero” pare a Ferrari ancora lontano). E’, piuttosto, un libro che nasce dal desiderio di sostenere lo sforzo del papa, raccontandone con cura ed equilibrio il difficile cammino, e invitando tutti noi, laici, religiosi e clero, a non restare in silenzio, perché non accada quanto disse di temere il vescovo Giancarlo Bregantini: “Il rischio è che, nonostante tutti dicano che è santo, buono e bravo, alla fine il pontefice rimanga solo”.

A questo proposito, nelle pagine finali, Ferrari muove una critica (eccessiva?) al mondo dell’associazionismo cattolico, il quale – egli scrive – “inspiegabilmente tace, forse pensando (con un residuo di mentalità clericale) che basti l’azione del papa per riformare la chiesa”.

Il libro è uscito alla vigilia del documento post sinodale Querida Amazonia, da molti commentatori considerato una seria battuta d’arresto del disegno riformatore perseguito da Francesco. Marco Politi, che del libro di Ferrari ha scritto la prefazione, ha dichiarato la sua delusione (in un articolo su Il Fatto quotidiano); ha definito il testo di Francesco “una sconfitta per lo slancio riformatore del pontificato”, in quanto Bergoglio ha evitato di riprendere le sollecitazioni che la maggioranza dei partecipanti al Sinodo aveva inserito nel documento finale, in merito, soprattutto, all’ordinazione di diaconi sposati e al riconoscimento di ministeri femminili quali il diaconato.

Ma il bel libro di Ferrari offre le chiavi per comprendere quanto è accaduto con la pubblicazione dell’esortazione postsinodale.  E’ vero che “la conversione”, che Francesco ha esortato a compiere all’inizio del suo pontificato, “non può lasciare le cose come stanno” (come si legge in Evangelii gaudium  25; e l’affermazione costituisce il sottotitolo del libro di Ferrari), ma è anche vero che tutto il cammino compiuto dal papa indica come egli sia consapevole che le riforme hanno bisogno di maturare nel tempo, e hanno bisogno di una maturazione fatta in comune, una maturazione che attraversi il conflitto e che recuperi quanto più è possibile del punto di vista di chi quelle riforme fatica ad accettare e a comprendere.

E anche l’osservazione critica di chi, come Marco Politi, imputa a Francesco di contraddirsi, dal momento che, da un lato, indica nel cammino sinodale la via per attuare i cambiamenti e, dall’altro, (come avvenuto col Sinodo per l’Amazzonia) non accoglie quanto la maggioranza dei padri sinodali ha proposto, perde molto la sua forza se si tiene conto che alcune delle questioni poste in quel Sinodo hanno obiettivamente una ricaduta sull’intera chiesa e non solo sulla quella amazzonica (l’ordinazione di diaconi sposati, il diaconato femminile…). È la stessa questione che si porrà quest’anno con il Sinodo della chiesa di Germania. Possono i padri sinodali di una chiesa determinata prendere decisioni su temi che sono di carattere generale e riguardano la vita di tutte le chiese? E come lo si può fare su temi che sono pastorali, sì, ma che hanno evidenti risvolti dottrinali?

Papa Francesco, come il libro di Ferrari mostra a più riprese, procede mettendosi in cammino, avviando dei percorsi, senza pretendere di arrivare subito alle decisioni conseguenti. Certo, alcuni processi avviati potrebbero interrompersi… Per questo, in conclusione del suo libro, dopo aver fatto l’elenco aggiornato dei cambiamenti avviati da Francesco, e constatato che l’agenda delle questioni aperte eccede le possibilità stesse di Francesco, oltre al fatto che in alcuni casi le risposte a quelle questioni hanno un’evidente rilevanza dottrinale, Ferrari avanza il sogno – così lo chiama – che presto si vada ad un nuovo Concilio. Un sogno, o meglio una proposta, che il cardinal Martini ebbe a fare in un’intervista del 2011, ipotizzando che si facesse una convocazione periodica del concilio, “ogni vent’anni”.

Il libro può essere considerato come un testimonio per noi, che ci dà conto di quanto fatto sin qui da Francesco per cercare di riformare la chiesa, con l’indicazione delle sfide che gli hanno lanciato i molti oppositori e con l’agenda delle questioni aperte (e anche dei prossimi appuntamenti: ad esempio, il convegno di Assisi sull’economia a marzo e, più in là, quello sul “patto educativo”), perché noi tutti si abbia la consapevolezza di ciò che è in gioco e della parte che ciascuno di noi è chiamato a fare.

Giampiero Forcesi
Recensione ripresa dal sito c3dem (27.2.2020)

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Augusto Fontana – Franco Ferrari scrive una biografia che ha la scioltezza narrativa di un romanzo con dentro l’anima di un testo di teologia ed ecclesiologia. L’autore ci conduce a visitare luoghi, eventi, personaggi, supporters plaudenti e critici barbogi e lo fa con rigore investigativo di chi si attiene ai fatti e non a supposizioni e commenti. E lascia al lettore di decidere se, alla fine, Francesco, “figura complessa e sorprendente” sia un parroco di campagna buono e sempliciotto, un papa eretico, comunista e idolatra (pagg. 202-228) o un credente teologo benchè “di strada” con le sue “poliedriche radici culturali” (pagg.182-201). E lascia a te la libertà di decidere se il sapore che si è sorseggiato in lettura sia dolce o amaro. Come già accadde al veggente dell’Apocalisse (10,10) «Presi quel piccolo libro dalla mano dell’angelo e lo divorai; in bocca lo sentii dolce come il miele, ma come l’ebbi inghiottito ne sentii nelle viscere tutta l’amarezza». Sì. Perché anche questo libro non solletica una dolciastra papolatria da atei-devoti, ma sfida a “non lasciare le cose come stanno”, ad una conversione personale ed ecclesiale.

Oltre che un libro sulla vita di Francesco, vescovo di Roma, è una storia di vita primaverile della chiesa; non solo nel frammento dei 7 anni del suo pontificato ma anche negli antefatti temporali e nello spazio universale ecumenico e umano.
L’autore, nell’introduzione, dichiara di essere cosciente che il suo sforzo narrativo entra in una già affollata pletora di biografie di Papa Francesco con il rischio di rimanere un pacato e ragionato sussurro fra tante grida. Eppure decide di mettersi in gioco per tenere in gioco Francesco e il suo disegno riformatore “attraverso un racconto documentato che consenta di cogliere la logica e l’organicità del suo magistero teso ad accompagnare la Chiesa del terzo millennio, tentando di farle superare, se mai sia possibile, quei duecento anni di ritardo denunciati da un padre della Chiesa del XX secolo, Carlo Maria Martini”.

IL PAPA DELLA RIFORMA. Affascinante il titolo, ma anche i capitoli sono appetitosi non per curiosità da curia o da bar, ma per il nutrimento di idee che ti vengono impiattate davanti. Mi verrebbe l’istinto di stravolgere il titolo in “La riforma di Papa Francesco” perché è vero che al centro c’è il Vescovo della chiesa universale, ma la narrazione punta sui suoi messaggi ed encicliche ed anche sui gesti che l’autore definisce “Enciclica dei gesti” e ci regala, in appendice, un’utile sintesi nella “Cronologia dei documenti e dei fatti di rilievo del pontificato di Papa Francesco” dal 2013 al dicembre 2019. Ma è soprattutto l’ultimo capitolo (Una Chiesa in cammino e una riforma eccedente) che ci offre una sintesi condensata non solo di tutto il libro ma soprattutto dei pilastri della Riforma di Francesco. Il condensato rinvia, certo, ad alcune ferite non ancora completamente rimarginate (abusi sessuali, finanza del Vaticano, Curia romana) ma più complessivamente alle cause infettanti e alle terapie previste.

L’autore ci offre, nella sua introduzione, uno sguardo panoramico e un assaggio delle principali coordinate della Riforma di Francesco: «un diverso modo di inter­pretare il ruolo del papato (cap. 2); la riforma della curia e la conversione dei suoi uomini (cap. 3); la sinodalità come caratteristica di una Chiesa capace di raccogliere le sfide del terzo millennio (cap. 4); il recupero dell’indicazione conci­liare di una Chiesa pensata come popolo di Dio, nella qua­le acquistano un ruolo centrale i laici (cap. 5); le implica­zioni sociali dell’annuncio del Vangelo che caratterizzano la conversione missionaria (capp. 6 e 7); la misericordia e la coscienza al centro della conversione pastorale (cap. 8); la forte ripresa del cammino ecumenico e i percorsi del dialo­go interreligioso tesi a disinnescare la violenza dei fonda­mentalismi e costruire l’arca della fratellanza umana (cap. 11); per giungere, infine, alle caratteristiche e alle radici culturali ed ecclesiali della riforma (cap. 12)».

L’autore chiude il suo saggio con un opportuno e preoccupato sguardo al futuro:
– Più delle opposizioni il nemico della riforma è la maggioranza silenziosa. “Non basta l’azione del Papa per riformare la chiesa”.
– Alcuni processi avviati potrebbero interrompersi sia a causa delle forti opposizioni o perché sono ancora nella fase iniziale e quindi non ben consolidati.
– Molte questioni restano in lista di attesa: la figura del presbitero, la posizione della donna, gli organi di partecipazione, la parrocchia, l’inculturazione del Vangelo e della Chiesa, il rapporto tra dottrina e pastorale.

Eppure possiamo accogliere l’invito finale dell’autore a “Non perdere il gusto di sognare”, coscienti però che, come dice Francesco, “il Vangelo non si annuncia da seduti, ma in cammino”.

Augusto Fontana
Recensione ripresa dal sito settimogiorno.it (20.6.2020)

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