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Paolo Cugini
Il prete è stato senza dubbio una figura di grande importanza nella società occidentale e, per certi versi, lo è anche oggi. Avere in una comunità una persona totalmente disponibile non solo per la vita religiosa, ma anche per servizi fondamentali come la cura delle persone anziane, l’elaborazione di proposte educative per bambini e adolescenti, l’attenzione per le famiglie, tra le altre cose, è di grande importanza.
Una crisi di credibilità In ogni modo, però, è una figura che sta vivendo una grande crisi non solo d’identità, ma anche e soprattutto di credibilità. Da una parte, gli scandali della pedofilia hanno contribuito a corrodere l’immagine del prete come un essere ontologicamente diverso, come una certa spiritualità aveva contribuito a creare, come se fosse immune dalle passioni. Dall’altra, l’attuale contesto culturale sempre più post-cristiano e post-teista, rende obsoleta la presenza di quel modello di prete che funzionava nell’epoca della cristianità, ma che oggi ha valore solo per la vecchia guardia cattolica. Provo, allora, ad indicare alcune strade che potrebbero essere percorse per una guida di comunità che presiede l’eucarestia nell’epoca che stiamo vivendo.
Chiudere i seminari Prima di tutto occorre chiudere i seminari: non servono più. Sono stati inventati nell’epoca della cristianità e, grazie a Dio, quest’epoca è finita. Non bisogna pensare d’inventare altre strutture che lo sostituiscano: non serve. Nella Chiesa del dopo, che a dire il vero è già iniziata, le guide di comunità non dovranno ...
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