VOX OVIUM, VOX GREGIS

Franco Ferrari

La voce delle pecore, la voce del gregge. La metafora fa ovviamente riferimento alla realtà ecclesiale e ai problemi della comunicazione al suo interno. La libertà di parola La comunicazione, per sua natura, non si può realizzare senza un ascolto e uno scambio reciproco. Un carattere dialogico che per il magistero conciliare (Lumen Gentium, Gaudium et Spes) deve caratterizzare anche i rapporti interni al Popolo di Dio, cioè alla Chiesa, proprio tra pastori e fedeli e viceversa. La libertà di parola all’interno della Chiesa, indubbiamente deve avere uno stile e un metodo propri di una comunità di fede, ma senza di essa la comunità (i suoi membri) “non cresce, vive anzi in uno stato di permanente minorità” (M. Mincuzzi, vescovo di Lecce, 1981). Questo spazio di libertà sembra essere un punto critico costante della vita ecclesiale, anche dopo il Vaticano II. Paola Bignardi, già presidente nazionale dell’Azione Cattolica, ha annotato nel suo volume “Esiste ancora il laicato?” (2006): “la presenza di un laicato che si pone con inquietudine domande sulle forme della missione della Chiesa viene guardata con diffidenza – e non solo dai preti –, non serve ad aprire nuovi spazi di dialogo, di interpretazione, di comunicazione con la realtà”. E ancora, ne “Il brutto anatroccolo. Il laicato cattolico italiano” (2008) Fulvio De Giorgi riflette sulle carenze di libertà di parola nelle comunità ecclesiali e sulle carenze della dignità fraterna del laico. Più in generale, il priore di Bose osserva: “Non è un momento facile per la chiesa, perché ...

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