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Pietro Urciuoli
La separazione della mensa eucaristica rappresenta uno dei principali banchi di prova dell’ecumenismo. Vari sono gli argomenti teologici, prevalentemente ecclesiologici, a favore o contro, sintetizzabili nell’alternativa: l’eucaristia va considerata come il sostegno del cammino ecumenico o come il suo coronamento finale?
Il vissuto quotidiano Scendendo poi su un piano più pratico vi è chi considera l’ospitalità eucaristica quantomeno inopportuna ritenendo che il suo carattere intrinsecamente trasgressivo possa nuocere, piuttosto che giovare, alla causa dell’ecumenismo; per altri, invece, segnali forti di questo tipo sono indispensabili per sollecitare le chiese a muovere passi concreti sulla via dell’unità.
A fronte di queste discussioni vi è poi il vissuto quotidiano di chi sperimenta sulla propria pelle il dolore della separazione, dai matrimoni interconfessionali alle comunità miste impegnate nel sociale (pensiamo ai corridoi umanitari); come spiegare a queste persone che condividere una vita di fede non è sufficiente a condividere l’eucaristia?
L’ospitalità eucaristica, quindi, appare come sospesa tra una pluralità di motivazioni contrarie; per la chiesa cattolico-romana (Unitatis redintegratio, n. 8) essa è da considerarsi al tempo stesso impedita se la si considera nella sua valenza di segno di unità della Chiesa e raccomandata se invece la si considera come strumento di partecipazione alla vita di grazia.
Se poi si considera che le problematiche riguardanti l’eucaristia sono da collegare a quelle riguardanti il ministero ordinato - altro tema profondamente divisivo del percorso ecumenico - si comprende bene come l’ospitalità eucaristica sia ancora ben lungi dall’essere ...
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