Sezione a cura di Rita Torti
A immagine di Dio, dice la sapienza biblica sulle origini, sono il maschio e la femmina. Tuttavia la Bibbia stessa, come i mondi che di essa si sono nutriti o che ad essa si sono ispirati – e in generale l’esperienza umana – portano i segni inequivocabili della continua ricerca di limitazioni e distorsioni di quel “due” reciproco, non asimmetrico e non gerarchico, intuito e fissato nel testo della Genesi.
La pratica ecclesiale, il magistero e la teologia hanno per molti secoli prodotto e alimentato un rapporto squilibrato fra i sessi, rispetto al quale solo da pochi decenni è in atto, da parte degli uomini, un’ammissione di responsabilità che resta ancora piuttosto cauta e circostanziata, nonostante le molte e documentate denunce delle donne, fondate sul sapere esistenziale, sulla ricerca scientifica e sulla riflessione attorno alla fede. Quest’ultima, in particolare, ha conosciuto un’impennata da quando, dopo il Concilio Vaticano II, è stato permesso alle donne di accedere alle facoltà teologiche da cui fino a quel momento erano state escluse (e anche questa è faccenda di rapporti fra i sessi).
A cinquant’anni da quell’inizio molte cose nella Chiesa sono cambiate in meglio. Ma permangono resistenze, diffidenze, mentalità e dinamiche che mostrano tutta la nostra incapacità di aderire, scoprendolo nelle profondità della coscienza, al progetto racchiuso in quelle parole che, dato il contesto, hanno del miracoloso: “a immagine di Dio creò l’essere umano, maschio e femmina li creò”.
Il tempo, tuttavia, si è fatto breve. Anzi, per molte donne è già scaduto: di una istituzione molto – e ostinatamente – connotata al maschile non sanno che farsene, e se sono andate, se ne vanno. Qualche uomo si interroga, altri no. Ma la questione di genere, nella Chiesa, c’è, è urgente e non si risolve da sé. O meglio, lasciata a se stessa rischia di imboccare strade cieche, quando non regressive.
In questo spazio di “Viandanti” segnaleremo quindi alcuni strumenti – fra i molti disponibili – che possono aiutare la riflessione comune di donne e uomini sulla costruzione di una comunità in cui essere maschi e femmine non significhi essere rinchiusi in gerarchie, definizioni statiche, ruoli prefissati, ma piuttosto apra alla pluralità, alla reciprocità e alla fedeltà al Vangelo detto e vissuto da Gesù: il quale, quando si è trattato di uomini e di donne, ha sempre incrinato stereotipi e convenzioni e aperto strade di liberazione.(r.t.)
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Come si noterà, a fronte di una letteratura maschile molto ampia e plurisecolare in cui uomini hanno descritto e prescritto “il femminile” e “la donna”, nel vissuto ecclesiale soffriamo invece della carenza di una riflessione degli uomini su di sé. La predominanza di firme femminili negli scritti che segnaliamo va colta come un dato e al tempo stesso come un problema da affrontare.