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Un assaggio:
dalle omelie di Oscar Romero

 

Una predicazione che svegli
Una religione fatta di messa domenicale, ma con settimane ingiuste, non piace al Signore. Una religione fatta di molte preghiere, ma con ipocrisie nel cuore, non è cristiana. Una Chiesa che si stabilisse solo per star bene, per avere molto denaro, molte comodità, ma che dimenticasse di protestare contro le ingiustizie, non sarebbe la vera Chiesa del nostro divino Redentore 

Una predicazione che non denunci il peccato, non è predicazione del Vangelo. Una predicazione che accontenti il peccatore, perché si consolidi nella sua situazione di peccato, tradisce la chiamata del Vangelo. Una predicazione che non disturbi il peccatore, ma che lo faccia dormire nel suo peccato, è come lasciare Zebulon e Neftali nella loro ombra di morte.

Una predicazione che svegli, una predicazione che illumini – come quando si accende una luce e qualcuno dorme, naturalmente lo disturba, ma lo sveglia – questa è la predicazione di Cristo.

Svegliatevi! Convertitevi! Questa è la predicazione autentica della Chiesa. È naturale, fratelli, che una tale predicazione debba incontrare difficoltà, debba perdere prestigi male intesi, debba disturbare, debba essere perseguitata. Non si può andare d’accordo con i poteri delle tenebre e del peccato .

È molto facile essere servitori della Parola senza dar fastidio al mondo, una Parola molto spiritualista, senza impegno con la storia, che può risuonare in qualunque parte del mondo, perché non è di alcuna parte del mondo: una Parola così non crea problemi, non genera conflitti.

Ciò che genera i conflitti, le persecuzioni, ciò che segna la Chiesa autentica, è quando la Parola bruciante, come quella dei profeti, annuncia al popolo le meraviglie di Dio, perché vi creda e le adori, e denuncia i peccati degli uomini che si oppongono al Regno di Dio, perché li estirpino dai loro cuori, dalle loro società, dalle loro leggi, dai loro organismi che opprimono, che imprigionano, che calpestano i diritti di Dio e dell’umanità.

Questo è il difficile servizio della Parola. Ma lo Spirito di Dio va con il profeta, con il predicatore, perché è Cristo, che si perpetua annunciando il suo Regno agli uomini di tutti i tempi.

Anselmo Palini, Oscar Romero. “Ho udito il grido del mio popolo”, nuova ristampa, editrice Ave Roma 2019, pp. 162-164.

 

Missione della Chiesa: denunciare chi viola la vita e la dignità dell’uomo
La missione della Chiesa non può essere diversa da quella stabilita da Gesù Cristo. Essa deve denunciare ciò che viola la vita, la libertà e la dignità dell’uomo. Non chiede la vita, ma dà la vita per difendere la vita. La mia funzione è di essere voce di questa Chiesa. Dovrebbe essere una evangelizzazione che denunzia con franchezza gli arresti arbitrari, l’esilio politico, la tortura e, soprattutto, il doloroso mistero degli scomparsi. Dovrebbe sì sottolineare la trascendenza e la speranza nel cielo, ma anche l’impegno di lavorare per un mondo più giusto, in coerenza con quella trascendenza e spiritualità. Credo anche che la nostra visione pastorale della realtà non possa essere completa se noi ignoriamo e non incoraggiamo evangelicamente alcuni fenomeni nuovi, come lo sforzo dei nostri campesinos di organizzarsi, talvolta soltanto per non morire di fame, e, soprattutto, le morti eroiche dei nostri preti e operatori pastorali.

Colui che si impegna con i poveri, deve correre lo stesso destino dei poveri: scomparire, essere torturato, catturato, ucciso. Come pastore della Chiesa e del popolo, io sono obbligato a dare la vita per coloro che amo. Devo dire però che non credo nella morte senza resurrezione: se mi uccidono, risusciterò nel popolo salvadoregno.

Anselmo Palini, Oscar Romero. “Ho udito il grido del mio popolo”, nuova ristampa, editrice Ave Roma 2019, pp. 190-191

 

La civiltà dell’amore e la scelta della nonviolenza
Mai abbiamo predicato la violenza, solo la violenza dell’amore, quella che lasciò Cristo inchiodato in una croce, quella che fa ciascuno per vincere i propri egoismi e perché non ci siano disuguaglianze così crudeli fra di noi. Questa violenza non è quella della spada, dell’odio. È la violenza dell’amore, della fraternità, quella che vuole trasformare le armi in falci per il lavoro. Che magnifico appello potremmo fare qui, fratelli, ora che il lavoro abbonda nelle nostre campagne, perché non si trasformi in odio, in lotte, in sangue. Dalla scorsa domenica invoco che le raccolte del caffè, del cotone e della canna da zucchero siano un canto di lode al Signore ispirato all’amore di fraternità che unisce padroni e lavoratori .

L’unica violenza legittima è quella che Cristo rivolge a sé stesso e che ci invita a compiere su noi stessi. “Chi vuol seguirmi, neghi sé stesso”, faccia violenza a sé stesso, reprima in sé l’erompere dell’orgoglio, uccida nella sua anima gli scoppi di avarizia, di cupidigia, di superbia, di orgoglio, elimini ciò dal suo cuore. Questo bisogna uccidere, questa è la violenza da fare perché possa sorgere l’uomo nuovo, l’unico che può costruire una nuova civiltà, una civiltà d’amore.

Questo problema è molto vivo nella coscienza dei cristiani salvadoregni. Io stesso ho scritto recentemente una lettera pastorale in cui trattavo la questione: certo – come dice anche Paolo VI nella “Populorum progressio” – teoricamente, quando non ci siano altre strade per ristabilire la giustizia, persino l’azione violenta in ultima analisi può essere ammessa. Ma noi diciamo che essa non è una soluzione giusta, perché dalla sua pratica può nascere un’autentica “mistica” della violenza, che può portare solo altri orrori. Siamo per l’opposizione nonviolenta e per il passaggio graduale alla democrazia, possibilmente senza spargere sangue. Certo, mi rendo conto che la situazione del mio Paese è esplosiva, e questo non perché la Chiesa si vuole per forza opporre al regime, ma perché è il regime che si è messo contro il popolo.

Anselmo Palini, Oscar Romero. “Ho udito il grido del mio popolo”, nuova ristampa, editrice Ave Roma 2019, pp. 129-132

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