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Keith Haring, Mother holding baby, 1986. Serigrafia su tela

UNA MADRE EVANGELICA ALLE FAMIGLIE CON UN FIGLIO LGBT

Susan Cottrell 

Keith Haring, Mother holding baby, 1986. Serigrafia su tela

La recente Esortazione apostolica Amoris laetitia dedica il numero 250 [1] alle famiglie “che vivono l’esperienza di avere al loro interno persone con tendenza omosessuale”, per esprimere quale debba essere l’attenzione nei confronti di queste situazioni.

Nella nostra realtà, a differenza del mondo anglosassone, il tema imbarazza e sembra difficile poterne parlare apertamente. In relazione ai lavori del Sinodo sulla famiglia nel nostro sito abbiamo pubblicato vari contributi di discussione e approfondimento alla pagina Comunità LGBT. Vorremmo proseguire l’attenzione a questo problema pubblicando contributi con uno sguardo ad ampio raggio, considerando anche la posizione di altre Chiese.

L’articolo che segue proviene mondo evangelical statunitense. (V) 

** ** ** 

 “Vuoi respingere quelle parole e archiviarle. Ma non puoi. Tuo figlio è omosessuale. Questo va contro tutto ciò che ti è stato insegnato. Non era quello che avevi in mente e ti chiedi subito dove hai sbagliato.

Quando diventi  genitore sai di aspettarti l’inaspettato. Niente può preparare i genitori cristiani a sentire che il loro amato figlio è omosessuale. Questo è il bambino che hai cullato, che hai nutrito con cucchiai di banane schiacciate e per il quale hai sognato un futuro stupendo. Come può essere? Cosa dirà la chiesa? Cosa diranno i tuoi amici? Cosa riserva il futuro? Non riesci a capirlo. […]

In molti ambienti cristiani, questa non è una buona notizia e si può cadere in una spirale di riflessione e ricerca di sé. Ci arriveremo. Ma alla base di tutto, questo non riguarda te. Il primo errore della maggior parte dei genitori è pensare che si tratti di qualcosa che riguardi loro invece che il proprio figlio o figlia. Parliamo quindi di alcuni dei principali ostacoli per i genitori cristiani.

1. Questo non è un attacco rivolto a te. Questo non è qualcosa che tuo figlio ha fatto a te. Non ha “deciso di essere omosessuale” per ribellarsi a te, o rendere la tua vita orribile. Infatti, non ha davvero nulla a che fare con te. Tu non ne sei la causa; non hai fallito. Da giovane cristiana, alla quale hanno insegnato che l’omosessualità è un peccato, ho creduto che a causare l’omosessualità fosse un trauma subito da qualcuno nel proprio passato, anche se non lo ricordavano. Con mia sorpresa, Dio ha completamente cambiato la mia visione e mi ha svelato che tante persone che hanno avuto un’infanzia meravigliosa sono omosessuali. Mi ha anche ricordato i tanti eterosessuali che hanno avuto un’infanzia traumatica e che sono ancora etero. Le tue aspettative possono andare in frantumi. Ma quelle sono le tue aspettative per tuo figlio/a. […]

2. Questa non è una novità per tuo figlio/figlia. È probabile che loro non ti abbiano parlato della prima volta in cui hanno notato la loro attrazione per il loro stesso sesso, o in cui hanno sentito, in qualche modo, che erano diversi. In effetti, è probabile che abbiano vissuto con questo abbastanza a lungo. Dovevano scoprire quanto fosse vero. Hanno dovuto guardare gli altri giovani adolescenti che entravano nella pubertà e capire che non stavano sviluppando gli stessi sentimenti. Forse hanno frequentato il sesso opposto per vedere se la passione poteva svilupparsi, eppure non è successo. Nel momento in cui vengono da te, sono abbastanza sicuri di quello che dicono. Potresti dover elaborare una serie di emozioni nuove a riguardo, e le tue emozioni li influenzeranno, ma le loro non sono delle novità. Non chiedere loro se sono sicuri, se forse vogliono prendersi un po’ di tempo e vedere cosa succede. Considera invece il viaggio che hanno affrontato. Chiedi loro cose come “Quando l’hai saputo?”, “Quanto tempo ti sei sentito in questo modo?” e dì loro come sei grato di averti fatto partecipe, che non devono più affrontare tutto da soli.

3. Ora è il momento chiave per abbracciare tuo figlio. Pensa per un momento al coraggio che ci vuole per parlarti della loro sessualità, soprattutto quando sanno che sembra contraddire i tuoi principi fondamentali. In questo momento, tuo figlio ha bisogno di sapere che ha fatto la cosa giusta parlandoti. Puoi essere invaso dalla paura, dal dubbio, dalla rabbia, dal dolore, dalla delusione, dalla vergogna, dall’angoscia o dal senso di colpa, ma non permettere a quelli che ti ostacolano di esprimere il tuo amore incondizionato e la tua ammirazione per il tuo bambino. Tuo figlio avrà una lista di emozioni da affrontare; non passargli le tue. Dai a te stesso il tempo di elaborare tutte le emozioni. Sii gentile con te stesso e con tuo figlio.

4. Erano terrorizzati dal dirtelo. Il rischio che hanno corso è concreto. Alcuni adolescenti gay sono stati screditati, banditi, minacciati, picchiati e evitati. Sanno che quando questo viene detto non può essere rimangiato. Hanno colto questa occasione perché si sono fidati di te e hanno sperato nel meglio, o perché non potevano sopportare di non vivere in modo autentico. Hai un figlio forte. Sii orgoglioso. Hai l’opportunità di trarre il massimo dalla loro fiducia e di superare tutto per loro, attraverso l’amore incondizionato di un genitore. Questo è il tuo lavoro di genitore e cristiano – amare incondizionatamente.

5. Pregare, desiderare e credere non renderà tuo figlio etero. Se il fare questo fosse bastato a impedire che l’omosessualità visitasse una casa cristiana, non la vedremmo manifestarsi così spesso. Ho sentito innumerevoli storie di persone che hanno pregato senza sosta, ma nulla è cambiato. […] Qualcuno è diventato etero a forza di pregare? Non lo so. Nel frattempo, innumerevoli sono le storie di coloro che hanno pregato, che hanno fatto tutto nel modo giusto, hanno seguito ogni suggerimento e si sono buttati incondizionatamente nell’essere etero – solo per sperimentare delusione e disgusto per se stessi. Il tuo bambino non merita questo.

6. Per gli adolescenti, ci sono ancora molti cambiamenti in arrivo. Non farti prendere dal panico! Lascia che scoprano loro stessi. Cos’è che sapevi a 18 anni e che è rimasto uguale oggi? Pensaci, l’orientamento sessuale è probabilmente una delle poche cose di cui eri sicuro. Non pretendere un determinato percorso di vita per tuo figlio o tua figlia in questo momento in cui il mondo è loro ostico. Non hai ancora imparato quanto è paralizzante dover piacere a qualcun altro? Non dire loro che è una fase che si esaurirà. Riconosci quanta strada hanno fatto fino a questo punto, che hanno un futuro eccitante e che sarai con loro in ogni fase del percorso. Capiranno da soli se il loro orientamento potrebbe non essere quello che pensavano. Dire loro che pregate che cambino, o che probabilmente “si raddrizzino” mentre diventano più grandi, li allontanerà solo da voi. Peggio ancora, non inviarli al campo di “re-orientamento”. Questo traumatizza innumerevoli adolescenti, cementando la profonda vergogna e l’odio per se stessi.

7. I figli adulti sono fuori dal tuo controllo. Ancora più degli adolescenti i figli adulti sono al di fuori della tua autorità genitoriale. Hai fatto del tuo meglio come genitore, per quanto imperfetto tu sia (lo eravamo tutti!). Devi fidarti di Dio con questo ragazzo che hai cresciuto. Gesù ti chiede di abbracciarli e amarli come “fratelli”. Non evitarli o intraprendere altre azioni, che ti allontaneranno dalle loro vite. Guarda invece ai numerosi eventi della vita che ci attendono, e sii lì per loro come volevi che i tuoi genitori fossero lì per te.

8. Metti da parte le risposte delle altre persone. L’opinione del tuo pastore (del tuo parroco), del tuo gruppo biblico o della tua famiglia allargata non è importante quanto il benessere di tuo figlio o di tua figlia. Metti da parte le opinioni degli altri e concentrati su come Dio ti guida in modo specifico. Se nel tuo cuore non riesci a dire che tuo figlio è più importante delle opinioni altrui, allora cerca il Signore e chiedi a Lui di ripristinare le tue priorità.

9. Porta i fardelli di tuo figlio o tua figlia. Lascia che il peso delle domande senza risposta e il disagio restino su di te. Non sei tu quello sotto pressione per cambiare la tua identità. Il tuo bambino ha tutto il resto del mondo da affrontare; tu sei l’unica persona equipaggiata per aiutare a portare il loro fardello e adempiere così alla legge di Cristo, come ci dicono i Galati al 6:2. Il tuo rapporto con tuo figlio richiede così tanto. Non premere per risposte o soluzioni facili. Come con altri grandi eventi della vita, mettiti a tuo agio con il non sapere e lascia che Dio riveli le risposte a tempo debito.

10. Infine, ricorda che non abbiamo la responsabilità di cambiare il comportamento delle persone. Non è il nostro lavoro, nemmeno con i nostri figli, soprattutto quando diventano grandi. Se pensi di trasformare il tuo pianista in un calciatore, lascia perdere. Gesù non cerca di modificare il comportamento; Lui è per la vita, la sua vita scorre attraverso di noi. Questo è ciò che la parola grazia (kharis) significa – lasciare che l’amore di Gesù fluisca attraverso di noi invece di sentirsi obbligati a sistemare ogni cosa. Il tuo compito è amare le persone, specialmente tuo figlio. Lascia che Dio usi questa situazione per mostrarti cosa significa amare incondizionatamente. Mentre amiamo gli altri, Dio è all’opera in modi che non possiamo vedere. […]

Susan Cottrell
Esponente di una chiesa evangelical, fondatrice dell’organizzazione no-profit FreedHearts, che sostiene la comunità e le famiglie Lgbtq; madre di due figlie appartenenti alla comunità LGBT. Vive ad Austin (Texas).

Testo originale: For parents. To Christian Parents of Gay Children è apparso nel blog FreedHearts (Stati Uniti) il 21 febbraio 2018, in Italia è stato ripreso, con la libera traduzione di Ilaria Ziccardi e con il titolo “Come madre ecco cosa voglio dire alle famiglie cristiane con un figlio LGBT” , dal portale Progetto Gionata (15 aprile 2018), espressione di un progetto ecumenico su fede e omosessualità.

– – – – –
[1] AL, n. 250 – La Chiesa conforma il suo atteggiamento al Signore Gesù che in un amore senza confini si è offerto per ogni persona senza eccezioni. Con i Padri sinodali ho preso in considerazione la situazione delle famiglie che vivono l’esperienza di avere al loro interno persone con tendenza omosessuale, esperienza non facile né per i genitori né per i figli. Perciò desideriamo anzitutto ribadire che ogni persona, indipendentemente dal proprio orientamento sessuale, va rispettata nella sua dignità e accolta con rispetto, con la cura di evitare «ogni marchio di ingiusta discriminazione» e particolarmente ogni forma di aggressione e violenza. Nei riguardi delle famiglie si tratta invece di assicurare un rispettoso accompagnamento, affinché coloro che manifestano la tendenza omosessuale possano avere gli aiuti necessari per comprendere e realizzare pienamente la volontà di Dio nella loro vita.

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