VERSO FIRENZE 2015 LA TRACCIA PREPARATORIA: AMMORBIDIRE E DILUIRE
Paolo Boschini
È cominciato il conto alla rovescia
Mancano quattro mesi al 5° convegno della Chiesa cattolica italiana, che si terrà a Firenze dal 9 al 13 novembre prossimi. Qualcuno se n’è accorto? La fase di preparazione, che prevedeva ampie consultazioni a livello diocesano, si è svolta in sordina. Si dà perfino il caso di Facoltà Teologiche che non sono state coinvolte, e nemmeno interpellate, perché offrissero il loro contributo qualificato. Purtroppo questa anomalia rischia di diventare una regola: basterebbe pensare a come, nella Chiesa cattolica italiana, si sono svolte le consultazioni in vista del duplice Sinodo sulla famiglia e fare un confronto con la vicina Chiesa cattolica svizzera.
Se però si cambia prospettiva e da spettatori passivi ci si trasforma in attivi cercatori di informazioni, ci si imbatte facilmente nel sito web del Convegno (http://www.firenze2015.it): pagine e pagine di materiali, con un editing accessibile e una discreta usabilità, con un sufficiente tasso di interattività. In vista del suo Convegno decennale, la Chiesa cattolica italiana è emigrata dalle comunità territoriali alla grande comunità virtuale del web. È un messaggio chiaro: si può tentare di bypassare la paralisi che attanaglia certe diocesi, anche importanti, agganciandosi alla rete telematica mondiale e scambiando informazioni, esperienze, progetti con catto-internauti sparsi in tutto il territorio nazionale. Basterebbe essere informati di questa possibilità.
Vista attraverso il sito web, la fase di preparazione a Firenze 2015 non è poi così disastrosa. Vi si leggono disparate esperienze di nuovo umanesimo, che sono in atto nelle oltre 200 diocesi italiane: alcune di esse davvero innovative, come i “Cammini di prossimità” della Caritas di Forlì-Bertinoro (http://www.firenze2015.it/forli-bertinoro-1/); altre hanno la forma di locali sperimentazioni pastorali; altre ancora sono il restyling di iniziative collaudate.
S’incontrano poi variegati tentativi, da parte di associazioni e movimenti, di dare comunque un contributo alla preparazione del Convegno: alcuni di questi sono di ottima fattura, come quello offerto dal Coordinamento delle Teologhe italiane (http://www.firenze2015.it/cti/).
La struttura teologica
Tra i documenti ufficiali di questa fase preparatoria spicca ovviamente la Traccia (http://www.firenze2015.it/traccia/). Presentandola, mons. Nosiglia insiste sul suo carattere di «testo aperto», di stimolo al «coinvolgimento diffuso» di tutte le realtà ecclesiali. In essa dovrebbero idealmente convergere e trovare una prima sintesi le molteplici esperienze di «una Chiesa in cammino», che con il suo «sguardo amorevole» accoglie, incoraggia e suscita «vie nuove» verso «la pienezza della nostra umanità» (pp. 6-7).
La struttura teologica della Traccia risponde a una sorta di quaternario, chissà quanto consapevolmente junghiano (il 4 è considerato da Jung l’archetipo antichissimo della divinità creatrice).
(1) il “di più” dello sguardo cristiano | (2) lo scenario dell’annuncio del vangelo |
(3) le ragioni della nostra speranza | (4) la persona al centro dell’agire ecclesiale |
Tutto è comandato dallo sguardo cristiano sull’umano (1), nelle sue quattro forme (di nuovo il quaternario!) di: ascolto; concretezza; pluralità e integralità; interiorità e trascendenza (pp. 11-20). L’umano in situazione è interpretato alla luce di un «di più», sulla cui ambiguità bisognerà ritornare nel prossimo editoriale. La relazione tra (1) e (2) – «sguardo cristiano» e «scenario» – è perciò retta dalla dialettica «più» e «meno».
Dallo sguardo cristiano discendono le ragioni della speranza (3), che corrispondono a due azioni di Dio – incontrare; manifestarsi – e a un’azione dell’uomo – oltrepassarsi (pp. 31-40). Il movimento della grazia divina è duplice: dall’alto verso il basso; dal presente verso il futuro. È il tentativo di costruire una logica del divenire storico, in cui l’iniziativa divina costituisca il fondamento della libertà umana: autonomia senza autoreferenzialità.
Il movimento s’inverte, se si considera la colonna di destra. La centralità della persona nell’agire della Chiesa (4) non è la realizzazione delle istanze antropologiche presentate nello scenario sociologico (2). Semmai, ne è la negazione e il superamento, sempre alla luce dello sguardo cristiano e del suo «di più» (1). Non a caso, con il suo agire pastorale e missionario la Chiesa indica «cinque vie verso l’umanità nuova», ovvero cinque connotazioni dello stile umanistico del cristianesimo, l’ultima delle quali è proprio «trasfigurare» (pp. 46-54).
Domanda e risposta
La stessa contrapposizione si nota quando si mettono in correlazione i lemmi (2) e (3): le ragioni della speranza e lo scenario sociologico. Qui si vede chiaramente la struttura domanda-risposta, anticipata dagli interrogativi che il redattore pone al termine di ognuno dei primi tre paragrafi, il cui titolo è pure formulato in forma interrogativa. Si crea così un significativo gioco di corrispondenze: l’uomo è la domanda; Dio è la risposta.
«Un uomo senza senso?», privo di evidenze e di riferimenti oggettivi? (pp.24-26). No, ma «il Verbo fatto uomo è la meraviglia sempre nuova di Dio» (pp. 35-37).
«Un uomo solo prodotto?», sopraffatto dal proprio mondo artificiale? (p. 28). No, ma «una nuova possibilità per l’uomo di oltrepassarsi verso Dio e verso i fratelli» (pp. 37-40).
«Sono io solo al mondo?», condannato all’autoreferenzialità? (pp. 26-27). No, ma «Dio incontra le periferie dell’umano con Gesù» (pp. 32-35).
Queste risposte sono già anticipate negli ultimi due paragrafi del capitolo dedicato allo scenario sociologico. A dire: ci sono semi del Verbo già presenti e riconoscibili anche nell’odierno contesto sociale e culturale. A una prima occhiata, il negativo sembra prevalere sul positivo. Ma se si guarda con attenzione il regno di Dio è già in azione nella struttura ontologica dell’umano («la persona vive sempre in relazione», pp. 27-29), da cui discende la ragionevolezza del «riconoscersi figli», in cui consiste il nucleo del nuovo umanesimo ispirato al vangelo (pp. 29-30).
Lo stile letterario
È sobrio, scorrevole, quasi narrativo. Facilita la lettura tutta d’un fiato. Ma ammorbidisce le spigolosità dei problemi in discussione nella nostra agenda pastorale. E diluisce le molte questioni aperte nel cantiere dell’umano, con cui oggi devono fare i conti teologia, filosofia, sociologia, scienze della cultura e dell’educazione.
È illuminante una considerazione sulle fonti dirette della Traccia, così come emerge dalla valutazione delle citazioni e dei riferimenti espliciti. Il Nuovo Testamento è la fonte più utilizzata: ricorre 25 volte (a cui vanno aggiunte due serie di citazioni a senso dai vangeli: pp. 32-34 e 38-39). 18 volte viene citato il Magistero ecclesiale post-conciliare, ma ben 11 di questi rimandi sono a Evangelii Gaudium di papa Francesco. 7 volte si fa riferimento al Concilio, specialmente a Gaudium et Spes. 5 volte si rinvia alle arti espressive (architettura e pittura). I teologi e i filosofi contemporanei contano rispettivamente solo 5 e 2 citazioni. A cui vanno aggiunti 4 riferimenti ai teologi della tradizione cristiana antica e medievale. Infine, 3 volte si menzionano i contributi ricevuti dalle Diocesi italiane.
Da questi dati si coglie lo sforzo di dare un chiaro fondamento biblico al disegno del nuovo umanesimo e all’interpretazione delle forme umaniste già presenti nella nostra società. È pienamente comprensibile il grande rilievo che viene dato al magistero di papa Francesco e alla sua capacità di coniugare con naturalezza teoria e prassi, pensieri profondi e gesti eloquenti. Può meravigliare la parsimonia con cui si citano i testi conciliari, le encicliche degli ultimi Papi e gli scritti dei teologi. La teologia cattolica dell’ultimo secolo non compare più di tanto nel testo della Traccia perché ne costituisce la struttura profonda. Resta sottotraccia a determinare – come abbiamo visto – l’impianto generale del documento preparatorio. Con il risultato che il lettore non si sente respinto da un discorso troppo tecnico, mentre gli addetti ai lavori riescono comunque a scorgere l’orientamento moderato che la Traccia assume all’interno dell’attuale panorama della riflessione teologica cattolica.
Paolo Boschini
Presbitero della Diocesi di Modena e docente stabile di Filosofia nella Facoltà Teologica dell’Emilia-Romagna.